Immaginate una sera d'estate e delle bambine sedute nella veranda di una casa di campagna...
Immaginate le loro vocine aggraziate e stridenti che si accalorano in una discussione.
E, soprattutto, tornate col pensiero a quella stagione in cui il tempo sembrava infinito o come sospeso in un eterno presente...
Che poi, a dire il vero, il tempo, in quella stagione, non esisteva proprio...
Ah, certamente anche voi avrete memoria di quelle meravigliose discussioni infantili dove la voglia di esprimersi va di pari passo con lo stupore
Dove mistero e ingenuità si dan di braccetto.
Era così anche per quelle bambine, immagino...
Ah, ve lo giuro, avrei voluto essere lì con loro, magari nascosto.
Che è bellissimo ascoltare di nascosto. Ma per farlo avrei dovuto avere una macchina del tempo.
Si, perché quella scena e quella discussione risalgono agli anni trenta...
Gli anni trenta in America, Kentucky per la precisione, zona dei monti Appalachi...
Ma qual'era l'oggetto della discussione? Oh era una magica, misteriosa canzone... La storia di un viaggiatore perso in quei luoghi dove nessun anima può indicarti la strada.
E discuti e discuti, quelle bambine la soluzione non l'hanno trovata.
Né quella sera, né mai...
Meglio così, e per due motivi. Il primo è che i misteri non sono fatti per essere risolti, ma per affascinare.
E il secondo, che poi è un altro mistero, una di quelle bambine lo avrebbe scoperto solo molti anni dopo, in Inghilterra, quando divenuta musicista e ricercatrice, era andata in Inghilterra alla ricerca delle origini della folk music americana.
Su quella canzone, che è poi “Nottamum town” vigeva un tabù, rivelarne il senso equivaleva a perdere tutta la propria fortuna.
Jean Ritchie poi fece di più, aggiunse al testo da lei conosciuto due versi che le furono ispirati da una visione nel bosco.
Fantastico che a una saggia ricercatrice appaia un corteo di fantasmi, quasi come Emily a Syd...
Le versioni di questo brano, che la nostra Jean fu la prima a incidere, non si contano.
La sua è forse la più bella...voce cristallina, l'eco profondo del dulcimer, la lotta tra la grazia e la polvere..
E quel testo che sembra una smazzata di tarocchi...il re, la regina, la vita, la morte, il cavaliere, il musico, il mimo...
Jean Ritchie, “mother of folk”....
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