I'album di cui scrivo è uno, o meglio Il mio disco del cuore, se non altro per un semplice motivo, da questo è iniziata la mia passione per il blues, è stato il primo disco che ho ascoltato ma il suo valore non si esaurisce qui, perché è anche e soprattutto un gran bel disco.
Jesse Fuller soprannominato "The Lone Cat" era uomo sensibile, allegro e dalle conoscenze enciclopediche.
Fuller è stato un one-man-band tra i più grandi, dallo stile personalissimo, inventore tra l'altro di un particolare strumento a percussione denominato fotdella (il nome fu ispirato da sua moglie che lo apostrofava "foot-diller") lo strumento è composto da un set di pedali artigianali con dei martelletti imbottiti, schiacciando i pedali questi emettono un suono basso e questo permetteva a Fuller di accompagnarsi ritmicamente alla 12 corde su vari registri.
Ma veniamo a "Jazz, Folk Songs, Spirituals & Blues" inciso nel 1958, i brani come sottolineato dal titolo provengono da vari generi (solo due sono sue composizioni), alla voce Jesse si accompagna con chitarra, armonica, kazoo e naturalmente la fotdella.
L'interpretazione di Fuller è personalissima, l'apertura del disco è affidta alla tradizionale "Take This Hammer" (una delle sue canzoni preferite come dice prima di cominciare) e già si capisce l'originalità della sua esecuzione, è un vero e proprio saliscendi, dovuto al fatto che Jesse intensifica il suono e il canto in particolari momenti, poi d'improvviso il tutto cala e così via sino alla fine. Questa è una caratteristica che pervade tutto il disco, Fuller, tra intuito, sensibilità e conoscenza, sa sempre quando essere vigoroso ed energico, divertente o più intimista, come si percepisce ad esempio nella malinconica "99 Years". Spiritosa e leggera è la versione strumentale di "Tiger Rag" (della Original Dixieland Jazz Band), condita da un divertito solo di armonica, che ad un certo punto si interrompe per qualche vocalizzo scat umoristico, poi ecco riprende l'armonica per chiudere. Altri pezzi che meritano almeno la menzione sono le bellissime versioni di "Stagolee" e "Hesitation Blues".
Fuller riesce a fare suoi diversi generi e nella sua musica traspare tutta la genuinità dell'uomo che è stato e questo è uno dei suoi dischi che meglio lo testimoniano, forse non un capolavoro, ma comunque un disco per certi versi unico e comunque concedetemi di mettere le cinque stelle per i motivi scritti all'inizio.

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