Buona sera a tutti, era un po' che non facevo tappa in DeBaser...

E mentre in cuffia sento un Live del Gruppo Progressive FAMILY, recensisco il primo Live della discografia ufficiale dei JETHRO TULL.

BURSTING OUT:

Sembra che Ian Anderson abbia fatto in modo che la band avesse un suono ed un' esecuzione ai limiti del PERFETTO prima di dare alle stampe un documento Live. Gia' nel doppio Living in the past vi furono 2 brani si Live ma pur sempre 2 pezzi non proprio ufficiali se vogliamo, quela volta vi fu la formazione Anderson, Barre, Bunker, Evan, Hammond. Stavolta invece la formazione e orgoglio credo anche del Leader propone quella del doppio tastierista Evan-Palmer piu' Glascock al basso piu' ovviamente Barre alla chitarra e Barlow alla Batteria. Anderson non indugia un attimo e propone la formula del doppio Vinile subito dopo aver gia' pubblicato un disco in studio quell' Heavy Horses che pur essendo ottimo non verra' granche' ricordato sia nel Tour di quell'anno sia in questo concerto.

Con l'entrata in gruppo di David Palmer, cambia di molto l'impostazione essendo forse lui un Direttore orchestrale la band suona infatti limitando a zero le improvisazioni e forse aggiungo io anche il fatto che le numerosissime esibizioni Live ormai gia' dal 1976 sono solo un ricordo per cui la band appare studiata a tavolino, riposta e motivata ma di contro anche meno spontanea, la precisione esecutiva e' prossima alla freddezza di un lavoro in studio.

Queste canzoni sono frutto di diverse date ma il giudizio non verra' influenzato, colpisce la totale assenza di brani da Benefit e Passion Play che pur essendo considerati da Anderson umanamente cupi, risultano essere patrimonio dei Fan ma anche del gruppo stesso, ad essere sinceri anche Heavy Horses viene un attimo ignorato come anche tutti gli album un po sofferti a livello di rapporti interpersonali come Minstrel in the Gallery e Too old to rock 'n' roll...

LE CANZONI:

No Lullaby legata ad un intro per aprire il concerto e' piu' funzionale dell' originale per motivi di durata, Sweet Dream invece viene rivista ma in maniera ugualmente funzionale (inutile dirlo ma con le diverse formazioni prossime il gioco non riuscira'), ci sono canzoni che onestamente mi sarei risparmiato come Skating Away, Jack in the Green invece migliora notevolmente la sua versione originale cosi come Hunting Girl, A New day Yesterday invece viene stravolta per lanciare Anderson in assolo, peccato perche nel periodo 71/72 questa canzone veniva pompata da un magistrale lavoro d'equipe che qui non si affaccia proprio, One Brown Mouse invece la ritengo uno dei pezzi meno riusciti di Heavy Horses e anche qui non solleva il tiro, da un album cosi valido avrei preferito ben altri pezzi che purtroppo nel periodo d'oro verranno ignobilmente ignorati (...)Songs from the wood viene tagliata della sua parte prog in fase di mastering forse per ragioni d spazio nel vinile, resta anche una delle canzoni peggio registrate in quanto si sente anche il gracchiare ai limiti del Bootleg, massiccia invece Thick as a Brick anche se io non ho mai aprezzato il medley scelto nei 13 minuti...

Too Old to R'n'roll invece resta un brutto episodio pure qui , Conundrum invece e' un eccellente pezzo di bravura che la band secondo alcune fonti eseguiva anche nel 1975, composta da Barre' e ritmata da Barlow che ci realizzera' un voluminoso solo alla batteria, con questa canzone viene sciolto ogni dubbio sul fatto che la band aveva un ruolo di primissimo piano nello sviluppo delle composizioni o idee di Anderson. L'anima prog del gruppo un po a beffa si stempera proprio nel pezzo Minstrel in the gallery ridotta a singolo e con tonalita'e velocita' rivista (gia' dalla fine del 1975 ) consegnando al pezzo un qualcosa di commerciale, (oltre al danno, l'inculata). Cross eyed Mary ok , Aqualung bella ma troppo monumentale e trascinata, Quatrain un piccolo gioco di Barre' e Locomotive Breath mi sento di preferire la versione col doppio battente che eseguiva Doane Perry nel Under Wraps Tour e sicuramente la versione terzinata che la band eseguiva nel 1980. In chiusura The Dambuster March che la band accennava sin dal 1972 .

IMPRESSIONI:

Sembra che la freddezza e perfezione tecnica della band a livello esecutivo abbia un po non dico soffocato ma imbavagliato alcuni classici del primo periodo migliorandone altri (di poco ) dell'ultima ora, il sound in parte ripreso in Stormwatch metta in grande evidenza Barre trasformando la band e distorgendone di molto il suono, in ombra Evan (alle'epoca Anderson lo presentava come il suo GELATAIO per il suo abito bianco) e anche Palmer che mollano gli Organi Hammond per tutta una serie di Sintetizzatori che allontanano la band dal sound anni 70...Questi Jethro Tull sono molto diversi da quelli compatti e tosti ma anche spontanei del periodo Benefit e dei relativi Live, la voce di Anderson viene filtarata e anche un po bassa rispetto ai primi tempi, Barlow mostruoso ai tamburi e Glascock di una preparazione che non fa rimpiangere Jeffrey Hammond.

Resta un album Live che forse snatura un po il suono o forse e' proprio il suono che snatura la Band che difficilmente poteva inserire altri classici e valorizzarli, ma con questo tipo di Sound avrei inserito molti piu' pezzi di Heavy Horses, rendendoli veramente unici, Anderson non ripetera' l'errore col disco successivo ampiamente documentato.

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