Era l'anno 1982, il secondo dei bui anni '80, quando i Jethro Tull, dopo il precedente , piuttosto bruttino, a dire il vero, fecero uscire questo The Broadsword and The Beast, un disco che ampliò le parti dedicate all'elettronica. Ed ora, via col track by track!

"Beastie" inizia in sordina con atmosfere cupe e grande spazio alle tastiere elettroniche del neo assunto Peter John Vettese, per poi dare spazio alla chitarra elettrica e continuare col brano, che è divenuto una specie di elettro hard rock. Stranamente, manca il flauto.
La successiva "Fallen" ha un inizio anch'esso cupo ed epico, ma molto migliore della precedente, con un successivo cambio di tempo ed entrata degli altri strumenti per creare un brano triste e tipicamente Tull (ad eccezione della presenza delle tastierere). Notevole l'utilizzo di vari effetti per modificare, a tratti, la voce di Anderson. Carina.
"Fallen On Hard Times" è un folk alla Tull; semplicemente bello, senza nulla da dire.
"Flying Colours" sembra iniziare come un brano molto triste, ma la successiva entrata di grandiose tastiere elettroniche, batteria & chitarra (nonché basso) sconvolge completamente le aspettative sul brano, trasformandolo in un hard pop rock (oggi ce l'ho con le definizioni che modifichino il termine "hard rock") di buona qualità.
"Slow Marching Band" è un brano epico a pianoforte, batteria e voce, a tratti stucchevole, ma degno del gruppo.
La title track fa ancora una volta un uso massiccio delle tastiere per creare un'atmosfera cupamente epica, magari composta un po' stancamente, come era per tutte le altre canzoni, ma decisamente migliore di tutto il resto; forse il meglio di tutto il disco.
"Pussy Willow", "Watching Me, Watching You" e "Seal Driver" sono le peggiori canzoni dell'album (specie la terza), tutte e tre estremamente poco ispirate e decisamente inutili (forse erano dei riempitivi?).

"Cheerio" chiude l'album molto brevemente (1:10 minuti, di cui solo 49 secondi effettivi), cercando di ricordare, per brevità, "Grace" e calmando l'atmosfera con la sua pacatezza.

The Broadsword And The Beast è, insomma, un album non propriamente eccelso, ma nemmeno scadente: superato l'effetto estraniante del massiccio uso dell'elettronica, risulterà piacevole ad ascoltarsi, nonostante le tre pesanti et indegne cadute stilistiche di cui sopra.

Scaruffi.com delendum est.

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