Anche loro dovevano cascarci. Un presagio si intravede dalla mielosa copertina. Cliché. I mostri sacri del rock sembrano essersi abbarbicati come patelle allo scoglio del cliché, incomprensibilmente immune all'erosione di pubblico e critica. Chi con l'orchestra, chi con le cover di altri gruppi che non valgono neanche la metà di loro, chi trasformando il proprio glorioso repertorio di tempi passati in una misera versione acustica (grazie MTV!!!): quasi tutti gli inossidabili gruppi musicali sono finiti nella trappola. Se poi ci mischiamo il mero consumismo mascherato col nome di Natale a fare da sfondo, la frittata non è fatta, ma bensì ultrastrafatta e bruciata nella padella dello show business. I Jethro Tull, la cui ultima uscita discografica ufficiale di studio risale al 1999, con il buon Dot Com, tornano nel 2003 con il "Christmas Album".

L'album si può dividere in tre parti.

Cominciamo dalla sezione migliore, ossia i pezzi nuovi, scritti appositamente per "l'occasione". Ian Anderson dedica Birthday Card At Chrismas alla figlia Gale che compie gli anni il 25 di Dicembre. Buon flauto, atmosfere orientaleggianti, e bel pezzo di chitarra di Martin. Grande è Last Man At The Party, davvero un brano eccellente, con il mandolino mischiato al faluto magico di Ian Anderson che intessono trame notevoli. Il testo e un'allegorica parodia sul Natale. Tutta un'altra musica invece è First Snow On Brooklyn, una sorta di sdolcinato polpettone natalizio travestito da canzone, che tanto piace ai fan. E mi chiedo perché, dato che è orrenda. E poi lo strumentale A Winter Snowscape, un pezzo che tutto sommato è buono. Per la prima volta in ben 35 anni appare un brano esclusivamente firmato da Martin Barre, anche se in realtà Ian Anderson l'ha voluta in prestito dall'album solista 'Stage Left' di Zio Martino, aggiungendo qua e là il flauto.

Passiamo alla parte mediocre (e inutile) dell'album: le tradizionali Christmas Carrols inglesi, riarrangiate da Ian Anderson. E così abbiamo Holly Herald, nata dalla fusione di Holly And Ivy e Hark! The Herald Angels Sing!; abbiamo God Rest Ye Merry Gentlemen, che Ian eseguiva in maniera rack già negli anni '70, collegandola all'assolo di flauto (in Bursting Out, ad esempio), qui reinterpretata in chiave jazz; abbiamo Pavane, il tradizionale componimento di G. Faurè; abbiamo Greensleeved, forse l'unica canzone riarrangiata veramente carina, sul tema trito e ritrito di Greensleeves; abbiamo We Five Kings, ossia We Three Kings, ma i Jethro sono 5.. quindi Five; abbiamo le balle gonfie, insomma. Diciamocelo.

Infine giunge la parte orrenda, quella ancora più inutile della seconda e altro non è che il cliché sopraccitato. I vecchi successi dei Jethro Tull rifatti con la formazione odierna, chi più chi meno, in tema natalizio. E allora perché commentarli tutti? A Christmas Song, Another Christmas Song, Jack Frost And The Hooded Crow, Weathercock, Fire At Midnight, Ring Out Solstice Bells e Bourée erano tutti dei gran bei brani musicali, ai tempi. Perchè rovinarli? La voce di Ian Anderson non è più quella di un tempo, e questo si sa, ma ricantare i vecchi brani è un puro e semplice autogol. In più la band non ci mette a mio giudizio lo sprint giusto, né la passione, né tanto meno la grinta che caratterizza gli originali. E che dire infine della band stessa? Grandi musicisti tutti, ma qui non c'era più niente da dimostrare. E' sostanzialmente una band tenuta a bacchetta da Ian Anderson. Nessuna suona una nota extra o non prevista senza il suo permesso. A turno Doane Perry e Jonathan Noyce lasciano il posto rispettivamente a Dave Pegg e James Duncan, il figlio di Ian. Da ciò risulta che non in un solo brano suoni la formazione attuale e ufficiale (addirittura il tastierista Andy Giddings suona il basso in un paio di pezzi). Roba da richiedere indietro i soldi per truffa e usare il cd per tirare al piattello.

Consiglio questo album solo a chi vuole fare un regalo di Natale abbastanza originale e a chi è un profano dei Jethro Tull. Chi invece vuole disfarsi del Cd, beh.. questa è l'occasione è ideale, sotto Natale... E' altresì il regalo ideale per la morosa che ascolta solo Eros Ramazzotti e vi fa un mazzo tanto, o per la nonnina sensibile allo spirito natalizio, che si commuove facilmente. Ma i veri fan dei Jethro Tull sanno che questo rappresenta un fiacco momento di scarsa ispirazione, superato nel male solo da 'Under Wraps', e attendono con ansia il disco della ripresa. Tenendomene alla larga, dunque, auguro un Buon Natale e un Felice Anno Nuovo a tutti!

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