"Bad Timing", pubblicato nel 1997 dalla Drag City negli States e dalla Domino in Europa, è un atto d'amore da parte di Jim O'Rourke nei confronti della musica di John Fahey. Dai lavori di quest'ultimo verrà ripreso il leit motiv della "chitarra primitiva", che risulta essere la protagonista principale dell'opera, salvo dividere alcuni momenti, più trascinanti, con i pochi altri musicisti che vi partecipano.

Ma l'eclettico e prolifero musicista/produttore newyorkese non si ferma al semplice omaggio del "Maestro": se di Fahey viene riproposta, parzialmente, la forma - chitarra acustica meditabonda e solitaria, fraseggi semplici e profondi ripetuti ossessivamente che danno un senso di circolarità all'opera - il Nostro non ne condivide la sostanza.

Fahey con la sua musica raggiungeva profondità omeriche che trascendevano dalle miserie quotidiane per elevarsi in un viaggio dell'anima, più che del corpo; O'Rourke tramette con la sua musica sensazioni molto più terrene, carnali. Inoltre la "musica primitiva" - incipit (e talvolta epilogo) di tutte le composizioni dell'album - risulta non già l'oggetto, la meta di questo percorso artistico, quanto un punto di partenza, vero e proprio veicolo che ci traghetta verso le (molte) passioni musicali di Jim. Così nel primo dei quattro lunghi brani si nota nel finale, appena sussurrato, tutto l'amore per Tony Conrad e la musica d'avanguardia; nel secondo i toni si fanno più epici, potenziale colonna sonora per l'età dell'oro del nuovo continente; nella titletrack si da spazio ad una lunga fuga psichedelica; in "Happy Trails", infine, si comincia con un doposbornia di sonorità noise per approdare, fiacchi, all'esplosivo finale, che dimostra quanto il lungo sodalizio musicale con David Grubbs abbia lasciato il segno. Il monolite di Fahey viene, così, trasformato in una musica polimorfa, più briosa e leggera.

Il risultato finale, lungi dall'essere un mero mosaico, impressiona per omogeneità, coerenza e qualità. O'Rouke, che qui mostra tutta la sua sensibilità e dinamicità come chitarrista e produttore, è ispiratissimo nella scrittura dei brani. Indovinate e preziose anche le collaborazioni (guarda un po', c'è anche John McEntire...): corno francese, tromba, trombone, steel guitar viaggiano all'unisono, ben calibrate dal nostro esperto capitano.

In definitiva questo "BT" è un grande album. Jim O'Rourke, in altre opere, non mi aveva mai conquistato fino in fondo; sarà per la fastidiosa sensazione che avevo provato ascoltandolo: un musicista (di sicuro talento) un po' furbetto, che suona più di mestiere che di cuore. In questo caso, con gioia, mi vedo costretto a ricredere sulle mie convinzioni.

Non conoscete John Fahey? Come diceva Moretti in una sua celebre pellicola "...continuiamo a farci del male...". Lì, però, si parlava di sacher torte.

 

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