Infrango ogni mia regola recensoria arrivando addirittura (:)) a recensire un album blues con musica fresca fresca di stampa e di un musicista non molto conosciuto.
Questo accade perché oltre ad essere un disco che mi ha colpito particolarmente per l'ottmo sound è anche un fulgido esempio di cosa è il blues (anche nel 2019) e cosa per me dovrebbe essere la musica in genere: un arte che trasmette sensazioni, non per forza "innovativa", ma che ha e viene da una storia e che questa storia ti viene raccontata per necessita, per urgenza, perché chi suona ce l'ha sotto pelle, non per business e/o per la brama di fama, ma perché c'è una propria verità da esprimere.
Tutto questo ce lo fa notare, ma soprattutto sentire il cantante e chitarrista acustico ed elettrico Jimmy Charles Holmes, più conosciuto come Jimmy "Duck" Holmes nel disco "Cypress Grove" inciso dalla Easy Eye Sound di Nashville.
Holmes oggi ha 72 anni, vive a Bentonia nel Mississippi ed è proprietario dello storico e affascinante Blue Front Café sulla Highway 49, aperto nel 1948 dai suoi genitori e che ha contribuito sin dalla sua inaugurazione allo sviluppo del blues nel Mississippi.
Holmes è attivo dagli anni '70, ma ha cominciato ad incidere solo dal 2006, ed è l'ultimo bluesman della scuola di Bentonia che ebbe in Henry "Son" Stuckey il padre fondatore (ma che purtroppo non registrò mai niente) e in Skip James il suo storico diffusore.
Ecco forse il perché sono ben tre le cover del citato Skip, due aprono il disco, la prima è "Hard Times", con "Duck" in solo che fa risaltare la sua voce vibrante, potente ed intensa, così come vibrante, intensa e potente è la sua chitarra acustica. La seconda è la title track, elettrica e oscura, Holmes ha la voce fangosa, la chitarra è ipnotica ed insieme alle percussioni di Sam Bacco sembra affondare il pezzo alle radici africane, ma Dan Auerbach (anche produttore del disco) alla chitarra wah-wah crea un'atmosfera che punta verso oriente. La terza è una poderosa versione di "Devil Got My Woman", con una strepitosa sezione ritmica sorretta dalle percussioni e dai tocchi di batteria di Bacco e dal sorprendente basso di Eric Deaton che si insinua tra le chitarre.
Altro storico classico è "Catfish Blues" di Robert Petway, Holmes la riscrive per il quartetto donadolgli un suono duro e un riff contagioso, Auerbach ci inserisce un folgorante solo dallo stile hendrixiano.
"Little Red Rooster" e splendidamente irriconoscibile, con ancora una volta l'ottimo lavoro al basso di Eric Deaton e nel finale un breve ma lancinante duetto tra Leon Michaels al sax tenore e l'elettrica di Dan.
Di "Goin' Away Baby" di Jimmy Rogers, "Duck" ne fa una versione vorticosa e ammaliante, mentre, scritta dallo stesso Holmes è "Gonna Get Old Someday" graffiante e dal groove intenso.
In due canzoni al gruppo si aggiunge la chitarra slide e melmosa di Marcus King nella versione di "Rock Me" sembra appunto, che il quartetto ci faccia scivolare sul fango del fiume Mississippi, mentre nella rivisitazione di "All Night Long" (molto diversa da altre interpretazioni di Jimmy) la slide di King galleggia sopra ad un arrangiamento davvero particolare dal ritmo sudamericano.
In "Train Train" originariamente scritta da Jessie Mae Hemphill, l'acustica di Holmes e la batteria di Bacco creano un ritmo sferagliante, mentre Auerbach all'elettrica crea calde melodie, richiamando, a tratti, i suoni di un treno.
Chiude ottimamente il disco l'ombrosa e funkeggiante "Two Women" altro originale di Holmes.
Insomma, non so se si è capito, ma questo è un disco di grande fascino: profondo, genuino, grintoso, ipnotico e fangoso, dove tradizione e contemporaneità vanno a braccetto. Questa di "Duck" è una vera e propria dichiarazione d'amore per il blues.

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