E fu così che un giorno la morte approdò anche nell'aldilà, rendendo più flebile il confine tra mondo terreno e mondo ideale. Cristo ne fu colpito, proprio mentre sedeva alla destra del padre. Dio chinò la testa a destra, guardò il figlio, lo vide moribondo e si rattristò. Cristo stava morendo. Presto la notizia fece il giro di tutto l'aldilà, e i tentativi di rianimare il Figlio erano inutili, Cristo si indeboliva, Invecchiava di colpo, stava morendo. L'aldilà non era più beato. Allora Dio chiese a Cristo cosa potesse secondo lui salvarlo, e Cristo rispose: "Certi esseri umani credono che l'arte sia un dono assoluto e talmente potente da salvare e dare significato alla vita. Voglio che la musica, l'arte più astratta, sia suonata dinnanzi a me, cosicchè possa salvarmi, o almeno rendere più dolce la mia morte". Dio esaudì i suoi desideri e organizzò un concerto in suo onore, chiamando grandi strumentisti e solisti per eseguire un'opera che fosse degna della morte di Cristo.

L'opera era il concierto di Aranjuez, di Joaquin Rodrigo, che quando seppe la notizia sulla scelta del suo pezzo pianse come non piangeva almeno da quando era stato sulla terra. John Williams fu chiamato ad eseguirla, giacchè anche lui ormai soggiornava permanentemente nell'aldilà. Inoltre come sfondo del concerto, fu creata una gigantografia del quadro di Goya "los fusilados de 3 de mayo". La motivazione di questa associazione è semplice: entrambe le opere erano state ispirate dal medesimo evento storico: il 3 maggio del 1806 nella città di Aranjuez un gruppo di insorti nella guerra antinapoleonica era stato messo al muro e fucilato dalle truppe francesi. Cristo così godeva della vista del quadro mentre ascoltava la musica del concerto per chitarra e orchestra. Ad assistere al concerto tutte le più grandi personalità, tra cui anche Miles Davis, particolarmente affezionato all'opera classica scritta a Parigi nel 1939 dal compositore Spagnolo.

Le note della chitarra classica, limpide, vagamente malinconiche si stagliavano in mezzo all'orchestrazione, davvero cauta nel sovrastare la sei corde, e in queste, tutte astratte e per niente simboliche, emergevano le melodie del folklore spagnolo contestualizzate alla musica classica mitteleuropea. Raramente capita di avere a che fare con una composizione così facilmente penetrante nella testa, potente senza usare il volume, ma con la sola melodia. Le note dell'adagio (il secondo movimento) sono destinate a rimanere per sempre nella mente di quelli che ascoltarono il concerto, e John Williams fu interprete maturo, sensibile e magistrale. Il brano è triste come l'evento che l'ha ispirato, ma tutti in quell'aldilà ormai succube della musica erano convinti che la tristezza a volte raggiunga vertici di dolcezza maggiori di quanto non possa fare la felicità, soprattutto quando di mezzo c'è l'arte. I picchi massimi di grandiosità dell'opera si raggiunsero con gli intensi dialoghi tra chitarra e orchestra, dei botta e risposta intensi, mutevoli, giocati con grande maestria e colorati con sottili arabeschi di matrice più orientale che europea. Quando finì il concerto Cristo morì, ma nel suo volto si era dipinta un'espressione di gioia interiore indescrivibile, egli era morto felice. L'arte e quindi la musica sono fatte così, non salvano nessuno, non donano redenzione, e spesso i musicisti e gli artisti sono degli autentici stronzi.

L'arte è attrazione dalla realtà ed ogni contestualizzazione in un ambito eccessivamente fisico è solo una scusa. Ma sono d'altro canto convinto che l'arte possa rendere migliore il cammino che si compie verso la morte, che possa farti sorridere e farti innamorare, che possa farti provare delle emozioni che nient'altro ti può donare.

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