I Job For a Cowboy, anche abbreviati con il "nick" JFAC sono un gruppo Deathcore dell'Arizona. Nati nel 2004 il gruppo ha iniziato a suonare nei localetti di un paio di paesini persi nello stato prevalentemente desertico americano e subito i loro riff squarcianti, breakdown al limite dell'umanità e una ripetizione quasi ritmica in serie di Pig Squeal alternati a Screaming e growling da parte del cantante Johnny Davy creerà una fama non indifferente al quintetto arizoniano.

Dopo un pò di tempo i JFAC decidono di fare il grande passo, dato dal fatto che anche il Deathcore in america in questi anni và alla grande con l'emergenza di gruppi come Caliban, The Black Dahlia Murder, Whitechapel e co. i Job mandano in giro per il mondo il loro demo e la King of the Monsters decide di lanciare il loro primo ep, ossia Doom.

Doom è, a mio modesto parere, il lavoro più originale trà i due cd dei Job for a Cowboy. Doom si presenta da subito con una composizione classica, un intro ("Catharsis for the Buried") lungo 55 secondi dove l'unica cosa che si può distintamente udire è un uomo disperato, frustrato che esclama "LET ME OUT!" ma ciò è quasi incomprensibile.

 Di per sè già questo intro fà capire a cosa stiamo andando incontro. Questo cd dei JFAC ci porterà in un viaggio di sola andata verso l'interno, l'intro ha un che di malevolo, decadente, sembra urlato quasi da un anima che viene dal profondo del nostro cuore, e così accade, la prima track effettiva è forse uno dei lavori più complessi (almeno vocalmente parlando) dei Job For a Cowboy, ossia "Entombment Of A Machine". "Entombment Of A Machine" è sicuramente un Must da ascoltare per gli amanti del genere deathcore, ricca di breakdown e di passaggi a mio parere definibili come "ingallanti".

La terza traccia, "Relinquished", è sicuramente un capolavoro per gli amanti dei pigsqueal, seguita, sempre a mio parere solo da "Welcome to Sludge City"degli "Annotation Of An Autopsy". Anche questa traccia è accompagnata strumentalmente da tratti decisi, da colpi secchi di chitarra, la batteria picchia e non c'è una pausa... quattro minuti di massacro puro e senza una pausa!

 La quarta traccia ci lancia ancora più a fondo nel nostro "viaggio infernale" lanciato dalle traccie, "Knee Deep" non lascia spazio, scream saturano la canzone senza pietà, fino a quando le nostre orecchie non vengono liberate da un breakdown che farà quasi sicuramente implodere in un urlo di sfogo.

Giungiamo così senza poca fatica alla quinta traccia di questo corto quanto impegnativo cd a livello di ascolto. La quinta traccia, "The Rising Tide" segue molto lo stile delle precedenti,  anche se rispetto a canzoni quali "Knee Deep" e "Entombment Of A Machine" si rivela forse un lavoro più armonico, più lento, la nostra ascesa all'inferno è finita con "Knee Deep", adesso è il momento di risalire, senza però uscire di scatto da questo nostro "viaggio" pieno di dolore e fatica.

L'ultima traccia dell' EP originale,"Suspended By The Throat", è decisamente meno incisiva delle altre, anche in previsione all'uscita e alla fine del nostro viaggio interiore.

Consiglio vivamente l'ascolto di questo cd a tutti coloro amano il genere, non solo musicalmente, ma anche spiritualmente parlando. I Job For A Cowboy sono riusciti a creare un atmosfera di confidenza interiore, un lavoro frutto di pensieri diversi, di un evoluzione nella musica. Concludendo, mi piacerebbe comparare ai JFAC sia per lo stile che i messaggi a Van Gogh: tratti decisi, incisivi e spesso violenti nella realtà nascondono grandi significati.

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