La carriera artistica di Joe Henry è davvero singolare. Per molti anni ha inciso dischi catalogabili come country rock, con un sound assimilabile a Bob Dylan. Molti sapevano pochissimo di lui, altri lo conoscevano solo perchè cognato di Madonna. Poi due anni fa una sterzata improvvisa con la pubblicazione di Scar. Un disco incredibilmente bello e assolutamente diverso dai precedenti. Un disco caratterizzato da ambientazioni jazz e realizzato con l'apporto di musicisti incredibili, fra cui Ornette Coleman e Marc Ribot.

Da allora qualcosa è cambiato e sta ancora cambiando per Joe Henry. Lo dimostra questo suo nuovo album. Sotto alcuni versi, infatti, "Tiny Voices", pubblicato dall'etichetta californiana Anti, rappresenta la naturale prosecuzione della svolta cominciata con Scar. La formula è identica, dato che anche stavolta si circonda di musicisti con un formidabile background jazz, su tutti il clarinettista Don Byron e il trombettista Ron Miles. Tuttavia, rispetto a Scar si percepisce la ricerca di un suono più "controllato", poichè non sono presenti molte divagazioni nello sviluppo del tema delle canzoni. Si respira comunque jazz e l'album non delude affatto. Le atmosfere sono morbide, leggere, rarefatte, vellutate...sottili. Ogni tanto si avvertono i "graffi" di una chitarra elettrica, che evitano il rischio della monotonia.

I brani scorrono uno dietro l'altro con naturalezza ed alcuni, poi, sono delle vere e proprie gemme ("Sold" e "Fresh and blood" ad esempio). E', insomma, una musica da ascoltare di sera, quando si è stanchi, con una luce soffusa e la mente altrove, magari mentre la pioggia tamburella sulle finestre.

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