La sveglia era impostata alle sei del mattino, come sempre. Ho guardato fuori alla finestra, pioveva. Cadevano scrosci violenti d'acqua. Passavano pochissime macchine ed i marciapiedi erano vuoti. Ad un certo punto ti ho vista, eri in tuta e passeggiavi. Mi hai rivolto un grande sorriso ed un ampio cenno della mano, come se le intemperie scivolassero sulla tua giornata. In realtà ti ho solo immaginata.
Joe Lally di giornate simili, con la pioggia a catinelle, soprattutto d'estate, ne avrà viste tante durante i suoi tour. Ha 20 anni di carriera alle spalle ma la passione non l'ha persa. A Brescia aveva suonato qualche mese fa, c'era molta gente: pochi sguardi al palco, molti al bancone del bar. Scavando tra le mie scartoffie ho ritrovato la scaletta di quel concerto, autografata da Joe: a mesi di distanza puzzava ancora di sigarette e di viaggio. Da qualche giorno ho acquistato il suo nuovo disco, non ci sono Ian McKaye e Guy Picciotto, ma due ottimi musicisti italiani che lo seguono nei suoi concerti (Elisa Abela e Emanuele Tomasi). C'erano anche quella sera, a "Le Tits". Si scrive lui le canzoni, il suo basso regge le canzoni ma in solitudine soffrirebbe. Anche lui ha bisogno di compagni di viaggio, di provare sul suo corpo quell'odore di sigarette e di entusiasmo. Non è un disco di mestiere: lo senti, ti emoziona e ti perfora ma non lascia segni sul corpo ma solo una forte sensazione dentro. E' parecchio soprattutto per me, dopo averlo conosciuto e ritrovato. E' quell'energia che ho rivisto in te, in questa settimana che abbiamo lavorato insieme. Mi sei stata a sentire, affascinata come se fossi diverso. Quando ci siamo salutati, scambiati un bacio e le mail, volevo dirti tante altre cose ma ti ho solo consigliato di prenderti tempo. E' il segno che alla fine, quando c'è da fare le somme delle esperienze, non resta molto da dire. Soprattutto quando si ha a che fare con persone come te.
Ha smesso di piovere la sera, tu eri ancora là a passeggiare in tuta. Mi hai consigliato di uscire, sono andato ad un concerto. C'era una ragazza: aveva i capelli rossi, un corpo minuto e degli occhiali scuri che le risaltavano i lineamenti del viso. Ho fatto come mi hai consigliato: mi son preso coraggio e le ho chiesto il numero di telefono. Anche questo me lo sono immaginato. Sono ancora alla finestra, ha finito di piovere dopo una mezz'oretta: il tempo di mettere il disco di Joe in macchina e ascoltarlo d'un fiato.
(A Denise)
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