Quarto lavoro in quattro anni, Il Grinta rappresenta una nuova sfida per i fratelli Coen: riportare sullo schermo il racconto di Charles Portis già girato 40 anni prima da Henry Hathaway e con John Wayne nel ruolo del protagonista. Non era tra l'altro un film qualunque del Duca, ma l'unico per il quale venne premiato con l'Oscar come miglior attore. Questo può far capire come l'operazione fosse molto delicata, e il rischio di "lesa maestà" elevato, ma la nomination a 11 premi Oscar (senza vincerne nemmeno uno) e il più alto successo al botteghino della carriera dei due cineasti fa ben intendere come sia critica che pubblico abbiano apprezzato l'adattamento.

Per la prima volta, dopo svariati avvicinamenti, Joel ed Ethan si cimentano in un western "classico", fatto di spazi sconfinati, lunghe carrellate e sparatorie, ma allo stesso tempo la pellicola non è un mero remake, discostandosi in più punti dalla pellicola, con l'intento di ritornare alle atmosfere originali del romanzo. La "grinta" del titolo è quella della indiscussa protagonista Mattie Ross (l'esordiente e realmente quattordicenne Hailee Steinfeld) attraverso la quale vediamo per la prima volta i Coen dare risalto a questa fascia d'età in un loro film.

La piccola Mattie è in cerca di vendetta: un fuorilegge, Tom Chaney (Josh Brolin) ha ucciso suo padre, e per ottenere giustizia ingaggia un cacciatore di taglie, spietato ma allo stesso tempo ubriacone e indolente, Reuben "Rooster" Cogburn (Jeff Bridges). Allo strano duo si unirà un texas ranger già da molto tempo sulle tracce di Chaney, LeBouef (Matt Damon). Non sembra un caso che per impersonare Cogburn sia tornato a 12 anni di distanza uno degli attori simbolo dei fratelli Coen, quel Jeff Bridges il cui Drugo ha più di un aspetto in comune con il vecchio cacciatore di taglie. 

Mattie si troverà a viaggiare con 2 compagni che rappresentano due diversi stereotipi dell'America: il senso del dovere democratico di LeBouef e la voglia di vivere contro ogni regola imposta di Rooster Cogburn, ai quali però la ragazzina non risparmia spesso battute graffianti e incisive. Fin dall'inizio della sua avventura Mattie sarà dotata di una incredibilmente ferrea volontà, tanto da sembrare lei l'adulta e i continui litiganti LeBouef e Cogburn dei bambini a cui deve badare. L'avvenura che vivrà permetterà però anche a lei di crescere interiormente e maturare. 

Forse uno degli aspetti più negativi del film è di soffermarsi troppo sul dualismo Mattie-Rooster, relegando a semplici comprimari il ranger texano e il fuorilegge Chaney, aspetto sorprendente per i due fratelli il cui bilanciamento tra i vari personaggi è sempre stato da manuale. Non mancano momenti (pochi, ad essere sinceri) tipicamente "coeniani" come la gara al tiro alla frittella o l'incontro con un inquietante dentista coperto da pelle di orso.

Altro tema fondamentale del film è il senso dello scorrere del tempo e una certa malinconia di fondo: la vicenda viene narrata da una Mattie Ross ormai adulta, che non riuscirà a reincontrare il suo vecchio amico Rooster e ne trasferirà la bara nel cimitero di famiglia. La malinconia per i vecchi tempi andati può essere però allargata a tutto il genere western, ed è questo forse il fine in cui va inquadrata quest'opera, un rispettoso omaggio di un'epoca irripetibile dal punto di vista storico ma anche dal punto di vista cinematografico, ed è questo forse il motivo per cui il tipico stile Coeniano viene fuori più raramente rispetto alle altre pellicole.

VOTO = 7.5 

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