"E quando sarà giunta l'ora della mia morte, deponetemi soltanto lungo la superstrada, perché il mio vecchio spirito malvagio possa prendere un pullman Greyhound, e andare via".
(Robert Johnson)

Che cos'è quest'improvvisa voglia di blues? Sarà la stagione, la voglia di sentirsi "di fronte al fuoco", la voglia di ritmi rallentati, di provare emozioni buie per verificare se il cuore reagisce ancora.... ritrovarsi a tu per tu, nel nido, nel calore, con sé stessi, stretti stretti a sé stessi. E non c'è niente come il blues per guardarsi dentro.

Uno dei miei dischi blues prediletti è di un artista sconosciuto, John Campbell. Non ricordo più chi me lo fece scoprire, ma ricordo perfettamente che caldeggiai con fervore la sua presenza durante un rinomato festival di qua, nel 1993. Insistetti talmente tanto, che infine il promoter s'arrese, e fissò una data con Campbell, da inserire nel festival come headliner del venerdì sera.
Non vi dico la mia gioia. Non vedevo l'ora di conoscerlo, di sentire la sua musica dal vivo, di verificarne (aehm...) il torbido fascino mojo-voodoo. Tutto ciò per un disco, One Believer (1991), un album intenso e graffiante, che già fin dal primo ascolto feci mio. (Qui alcuni samples in Media player)
Personaggio affascinante, John Campbell, un uomo sempre on the road, con una voce potente, profonda e "dark" - come un Cohen del Delta - che racconta di strade deserte, di orizzonti mai raggiunti, di amori mai risolti, di gelosia e vendetta, di dannazione eterna. E con una chitarra slide rabbiosa, dolorosa, angolare, predatrice.
Un uomo della Louisiana e il suo fingerpicking, in tutta la sua crudezza: niente tecnicismi, nessuna pretesa intellettuale. Così, semplicemente, onestamente, sinceramente. John Campbell è la personificazione del diavolo in "Devil in my closet" che s'affaccia sull'inferno di “Couldn’t do Nothin' ", e che implode in una rabbia troppo a lungo trattenuta in "World of Trouble"... in questo disco Campbell spalanca la sua anima ed abbraccia i suoi demoni. Gli stessi demoni che popolavano le notti di Robert Johnson, e che t'aspettano al crossorad, quello definitivo...

Una settimana prima della sua esibizione al festival - il 13 giugno - questi demoni lo portarono via. Aveva 41 anni, interrotti da un infarto che lo stroncò fatalmente durante un'estenuante tournée in Francia. Il cuore debole era conseguenza di un gravissimo incidente avvenuto in giovane età, durante una gara hot rod dove perse pure un occhio ed un polmone.
John Campbell era un uomo con la chitarra e sapeva che sarebbe morto giovane.
Ogni volta che ascolto One Believier ho il rimpianto di non aver conosciuto quest'artista: è come l'intensa nostalgia di un amore che non si è mai potuto consumare.
E' questo il blues?

When that angel of sorrow steps up to my bedside,
And pulls the ribbon of darkness slowly ‘cross my eyes,
Give me one last breath to tell my baby goodbye.

(Angel of sorrow)

 

(di Campbell da ascoltare assolutamente anche Howlin'Mercy - Elektra, 1993, il suo ultimo album, dedicato al grande Howlin'Wolf.)

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