È in una calda notte d'estate che mi accingo a recensire uno dei film più sottovalutati del maestro dell'horror politico John Carpenter, risalente al 1980 questo "Fog" ha tutti gli elementi per divenire un classico dell'horror, ma viene considerato (giustamente) come un lavoro minore rispetto al precedente "Halloween - la notte delle streghe", con il quale ha però molti elementi in comune: dalle atmosfere angoscianti e cupe, alla musica, e alla presenza della sbarbatella Jamie Lee Curtis, qui nei panni di una strana autostoppista. Realizzato, come i precedenti film di Caprenter, a basso costo e in tempi brevi, può vantare lo stesso effetti speciali all'avanguardia e una trama semplice, ma il punto forte del film sono le atmosfere affascinanti e macabre sostenute da una colonna sonora martellante composta come di consuetudine dal nostro affezionatissimo.

"Le 11 e 55...tra poco sarà mezzanotte...c'è ancora tempo per un'altra storia.." così inizia questo sinistro viaggio in una cittadina di mare chiamata Antonio Bay, in procinto di festeggiare il centenario di fondazione, gli abitanti si preparano per la classica festa, e tra pompe della benzina che si attivano da sole, antifurto di auto che scattano senza motivo e un improbabile ritrovamento di un diario appartenente al nonno dell'attuale reverendo avvinazzato, che si materializza una fitta e inquietante nebbia che nasconde al suo interno misteriosi segreti.

Antonio Bay rappresenta la metafora della cittadina nata da un genocidio, ma a cento anni dalla fondazione i fantasmi del passato tornano per il loro tributo di sangue, facendo tornare a galla verità tenute nascoste. Il film si prende i suoi tempi, la tensione aumenta lentamente ma inesorabilmente, come la nebbia del film, fino ad arrivare al fulminante finale tipicamente carpenteriano: giustizia è stata fatta. Il tema della paura dell'ignoto è il più classico per un film horror, ma la trovata di questa nebbia, di un colore fosforescente che avanza senza fretta (anche contro vento) dentro la quale non si vede nulla è un'idea geniale. Il tutto condito da buone interpretazioni degli attori, tra i quali si possono riconoscere i soliti seguaci di Carpenter, come Adrienne Barbeau (moglie di John) nei panni di una coraggiosa madre che lavora in una stazione radio all'interno del faro, o l'affezionatissima Jamie Lee Curtis nel ruolo di una misteriosa autostoppista che ha lo stesso nome della nave "naufragata" 100 anni prima, c'è anche la madre di Jamie (Janet Leigh) e all'inizio del film appare lo stesso Carpenter (non accreditato) che interpreta un giovane sagrestano.  

L'impressione generale è quella di aver assistito ad un film semplice ma di classe, girato con fermezza e lucidità, confrontato con gli horror moderni appare quasi ipnotico, come se fosse il frutto di un'allucinazione, un film che sa dilatare i tempi e gli spazi, che ti avvolge e ti cattura, come un banco di nebbia. Per gli intenditori e i nostalgici questo è un film senza tempo, che anche per le sue ambientazioni inquietanti e sinistre non sarà dimenticato facilmente, una storia classica narrata in modo geniale.

E come da rito, al termine della visione del film guardo fuori dalla finestra...ma è tutto sereno.

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