Per fare un viaggio nello spazio bastano una ventina di euro, anche di meno se trovate "Stellar Region" in offerta.

Il conducente del mezzo che vi porterà nei punti più remoti dell'universo è John Coltrane. Vi basterà chiudere gli occhi e, quando il sax inizierà a contorcersi, a piegarsi su se stesso a causa delle urla di Trane, sarete già fuori dall'atmosfera terrestre.
Però, attenzione, dovete essere pronti per questo incredibile viaggio, c'è chi potrebbe aver paura di ritrovarsi dinanzi all'Infinito; altri potrebbero non apprezzarne l'immensità. In verità sono davvero pochi quelli pronti per questa esperienza: solo chi nutre grande amore per questo artista e per la sua musica potrà godere della sua arte.

Molti si chiedono perché Coltrane, un musicista dotato di tale tecnica, che ha conquistato il consenso di critica e pubblico, si sia messo a suonare una musica così complicata e dura da ascoltarsi. Trane avrebbe potuto benissimo, dal '64 in poi, suonare ballad piacevoli o affiancarsi a personaggi popolari senza sfigurare come già aveva fatto in passato in album come Ballads, John Coltrane & Johnny Hartman.
Chi si pone questa domanda non ha mai ascoltato con attenzione questo artista.

John Coltrane non suonava per i soldi o per il successo, lui aveva bisogno di suonare, era la sua droga più forte, non poteva fare a meno di esplorare tutte le forme del suono e di vagare nelle infinite possibilità di correrale le dodici note di cui disponiamo. Era una persona spirituale, sentiva il bisogno di elevarsi, di ascendere. Questo bisogno lo ha portato a dover rifiutare della collaborazione di musicisti del calibro di McCoy Tyner e Elvin Jones, lo ha portato a perdere una fetta di pubblico non indifferente e, ovviamente, anche ingaggi e fama sono diminuiti drasticamente.

Io lo capisco, guardare le stelle così da vicino è stupendo.

E lo aveva capito anche Gimmy Garrison che non ha mai lasciato il suo maestro da solo nelle sue corse verso il trascendente; anche lui pagherà a caro prezzo questa scelta: qualcuno probabilmente non sa neanche che è morto. La luce del genio di Trane ha folgorato anche Rashed Alì, che si meriterà la definizione da parte del leader di "batterista preferito". Poi c'era chi aveva persino scelto di sposarlo e di prenderne il nome, parliamo di una grande donna: Alice Coltrane.

I componenti della band sono spiriti affini, tutti amano lasciare che la musica fluisca senza cercare di rinchiuderla in stupide battute. Sono molto affiatati, si sente, è come se contribuissero tutti a suonare un grande, perfetto strumento musicale; uno stumento che riesce a raggiungere il massimo dell'espressività, che riesce ad incidere in modo indelebile l'anima dell'ascoltatore.

Increduli ascoleterete i suoni più aspri aspri e dolci (Tranesonic, Jimmy's Mode), l'intensità e e la profondità di brani come Seraphic Light, Sun Star e Offering (che sembra tanto ricordare nelle prime note l'intro di "A Love Supreme") vi aprirà nuovi orizzonti, sentirete quel magma percussivo di Confuration e raggiungerete il punto di massima elevazione e pace interiore con la bellissima Stellar Regions.

Se avete il disco tra le mani significa che siete pronti per rivolgere lo sguardo verso l'alto e non rimanere abbagliati dalla stessa luce che John Coltrane già nel lontano 1967 osservava ad occhi spalancati.

Dimenticavo, buon viaggio tra le stelle.

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