John Hughes è un regista di commedie, magari non particolarmente brillante o conosciuto. Sta di fatto che nel 1986 gira uno dei film più divertenti di quegli anni dal titolo (per il mercato italiano) "Una Pazza Giornata di Vacanza" (Ferris Bueller's Day Off). Si tratta di una commedia giovanilistica pienamente riuscita, con qualche ambizione socio-pedagogica, che vede come protagonista un giovanissimo Matthew Broderick (che fino ad allora aveva recitato solo in "War Games"). Non lo ricorderete al cinema, perchè non fu mai distributo. Sto parlando di un prodotto che è rintracciabile in videocassetta, laserdisc e da quest'anno anche in dvd. Il cast non è male: oltre al già citato Broderick ci sono anche Mia Sara ("Dirty Dancing"), Jeffrey Jones ("L'avvocato del diavolo")e un simpatico cameo di Charlie Sheen.

La storia è semplice:  Ferris (Broderick) bigia la scuola per saltare un compito in classe e trascorre a Chicago una divertente giornata con il fidato amico Cameroon e la fidanzata Sloan. Agli occhi dei genitori, preside e compagni di scuola Ferris si fingerà malato, ma non sarà semplice sostenere la messa in scena fino alla fine. Il preside (Jeffrey Jones) si butterà al suo inseguimento, conscio delle numerose furberie del giovane, idolo dei compagni ma odiato dalla gelosissima sorella (Mia Sara) per essere il cocco di mamma e papà.

Ci sono elementi del film, che nasce come commedia leggera e scanzonata, che vanno tuttavia apprezzati. Nelle scene iniziali Ferris istruisce il pubblico (parlando alla telecamera e creando una particolare empatia con lo spettatore) con alcune semplici regole su come ingannate i genitori: finti crampi, gemiti e lamenti e leccata ai palmi, senza esagerare per evitare troppa apprensione e dunque l'intervento del dottore o peggio una giornata all'ospedale. Sempre raccontandosi al pubblico cita John Lennon "Io non credo nei Beatles, credo in me stesso" e ne fà dottrina di vita personalissima, ma se vogliamo eleva un po' il senso di individualismo eroico all'americana. Uno degli aspetti più affascinanti del film è il rapporto di amicizia con Cameroon, che i partenza è un malato immaginario che vive all'ombra del padre e si fa un po' trascinare da Ferris nelle bravate. La dirompenza del giovane Bueller scuoterà Cameroon a tal punto da suscitarne, nel finale, un'inaspettata reazione, se vogliamo anche un po' brutale, nei confronti del padre-padrone e della propria incapacità di imporsi trasformandolo in un agguerrito "combattente". L'inganno è un po' il filo portante del film. La figura del fesso la fa il preside del liceo che pure "lotterà" con tutti i suoi mezzi contro Ferris, che nel film è un po' il punto di riferimento della gioventù liceale. Da qui un particolare accanimento per smontare il piano di fuga diabolico, con una citazione niente male "Voglio fare capire ai giovani che l'esempio che dà è un biglietto di prima classe per un treno che non va da nessuna parte". La pellicola gira intorno ad una splendida Ferrari 250 gt rossa fiammante, chiave di riuscita del day off, che è un po' metafora di fuga, ambizione, ribellione, energia giovanile e senso distorto della priorità dell'americano medio che giudica il successo dal possesso delle cose costose.

C'è anche un può di buonismo (nel protrarsi dei discorsi col pubblico dell'eroe Ferris) e di costume americano. Lo si nota nelle parata di Chicago con omaggio ai Beatles, nel sobborgo residenziale dove abita Ferris (dove la vita ha un altro ritmo, ma non il ritmo che Ferris cerca) e nella scuola ultra pulita, ad immagine dell'ambizioso preside paladino della disciplina. Altra figura da ricordare:  la sorella di Ferris. Ha solo bisogno di essere capita (considerata) e per danneggiare il fratello si mette nei guai. La sua piccola vicenda personale è grottesca, ma finalizzata a comprendere il suo ruolo e smettere i panni di bimba capricciosa per diventare complice e  magari "scafata" come il fratello. Al di là delle geniali e divertenti trovate e l'immagine del costume di quella mtv generation americana, le ambizioni, i sogni ed il desiderio di affermare la propria personalità, va detto che la struttura del film non gira intorno ad una semplice bravata, ma ad una sorta di "rito collettivo o prova del fuoco" che divide l'essere bambino briccone e il diventare adulto.

La colonna sonora è elettrizzante: buona dose di Rock acustico, elettronica e ballad. La splendida "Please Please" già sentita in Italia nella pubblicità della birra accompagna i ragazzi nella scena del museo,  "Oh Yeah" di Yellow che è una chicca degli anni '80 con bassi incredibilili. Durante la parata si sentono "Twist and Shout" dei Beatles e la swingante "Central Park": da non perdersi l'esibizione del protagonista. Non proprio un film cult, ma quasi.

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