In un anno irripetibile come il 1967, in un decennio altrettanto irripetibile, fra i tanti avvenimenti usciva questo film singolare intitolato "James Bond 007 Casino Royale" . Ancora un film della saga bondiana, qualcuno noterà.. Ebbene, proprio nel momento in cui in tutto il mondo la "Bondmania" imperversava quale fenomeno pop affascinante e fonte di facili guadagni per tutti coloro coinvolti nella realizzazione di opere collocate in simile filone aurifero, ecco un film parodia che non lesinava qualche salutare stoccata a tutta la mitologia dell'agente segreto al servizio di Sua Maestà Britannica.. E questo garantisce un certo rilievo storico alla pellicola.

Occorre intanto porre alcune premesse. Il film parte dal primo romanzo di Ian Fleming (autore che meriterebbe un'adeguata riscoperta) dedicato a 007 ovvero "Casino Royale". La trasposizione cinematografica di questo titolo non fu realizzata, negli anni precedenti per tutta una serie di beghe legali legate ai diritti d'autore (e non entro nello specifico per non divagare troppo). Quando poi finalmente iniziarono le riprese del film all'inizio del 1966, ci furono problemi a non finire sia fra i vari registi impegnati nell'impresa (ben 5,un bel record..) sia fra gli attori Peter Sellers e Orson Welles (quest'ultimo definiva il primo un attore scarso e quindi lascio immaginare le scintille sul set..). Risultato: un film dal ritmo vorticoso ma non privo di un certo fascino (forse involontario..)

Richiamare una trama parecchio ingarbugliata serve limitatamente. In estrema sintesi, il vero Sir James Bond (un impagabile David Niven) viene disturbato nel suo buen ritiro dai responsabili dei serrvizi segreti delle massime potenze (USA, URSS, Gran Bretagna, Francia) per la scomparsa di ben 11 agenti segreti che, a quanto pare, sono finiti vittime nientemeno del fascino seduttivo femminile (ah la cosiddetta "uallera".) .

Sir James Bond (parecchio adirato per il fatto che, dopo il suo pensionamento, l'MI5 abbia dato il numero di matricola 007 ad instancabili erotomani) volente o nolente finisce con il tornare in missione e impostare il seguente piano : impiegare vari agenti con lo stesso numero 007, giusto per confondere i nemici e direi anche gli spettatori, abili e fascinosi quanto basta per resistere all'arma seduttiva femminile (un'impresa per niente facile..). Ecco quindi coinvolti, fra gli altri un maestro di baccarat di nome Evelyn Tremble (indimenticabile Peter Sellers), un'avventuriera micidiale interpretata da Ursula Andress (come al solito bellezza mozzafiato da seguire anche all'inferno) e Mata Bond (figlia di un amorazzo fra James Bond e la famosa spia Mata Hari) Tutti animati dal proposito di vanificare i piani del cattivo di turno ovvero Monsieur Le Chiffre (un sornione Orson Welles) che opera per conto dell'organizzazione Smersh (presumibilmente di filiazione sovietica) ed è affiancato nientemeno che da Jimmy Bond (un nevrotico ed esilarante Woody Allen) nipote di Sir James. Il ritmo è così incalzante da culminare dopo più di 2 ore in un finale veramente assordante ed esplosivo (inutile specificare ulteriori particolari , si guasterebbe la sensazione stordente provata da uno spettatore che vede per la prima volta il film..).

Bene, scrivevo prima di rilievo storico del film. Indubbiamente, quello che mi ha sempre colpito di quest'opera è stato il piglio innovativo, proprio in quell'anno (1967), verso la materia bondiana. Proprio mentre quella saga andava per la maggiore, qualcuno (in primis John Huston e gli altri registi ovvero Ken Hughes, Val Guest, Robert Parrish e Joe McGrath) ebbe la saggia idea di mostrare all'universo mondo che in fondo il re era nudo.

Intendiamoci: quanto descritto con prosa accattivante nelle pagine dei romanzi di Ian Fleming poteva fare un certo effetto. Tradurlo in immagini cinematografiche portava a risultati difformi. Nel migliore dei casi era un elegante fumetto, tecnicamente ben realizzato e sorretto da un' interpretazione lodevole da parte di Sean Connery (il primo 007 non si scorda mai..). Ma potevano poi anche sortirne pellicole troppo manierate, decisamente fumettistiche (e già nel 1967 con "James Bond, si vive solo due volte" si nota quanto la formula mostri la corda .) .

Insomma, considerato anche che lo stesso Connery avvertiva la giusta necessità di non identificarsi come attore solo in quel ruolo, fu provvidenziale girare "Casino Royale". Certo a vederlo oggi ha molto l'aria di un Helzapoppin virato in toni psichedelici e c'è troppa carne al fuoco. Ma non può essere altrimenti dal momento che anche gli altri film dell'agente 007 risultano sempre gonfi di eventi e personaggi.

E poi, in tutta sincerità, vedere che questo mondo tanto tribolato debba ricorrere ad un agente segreto per stroncare i malintenzionati avidi di potere e privi di scrupolo verso le sorti del pianeta mi genera tristezza ed inquietudine. James Bond ha tutta l'aria di essere un super eroe, un'incarnazione dell'umano , troppo umano caro a Nietzsche. Se inebriato dalla volontà di potenza cosa potrebbe fare, fin dove si potrebbe spingere?

Indubbiamente poi "James Bond 007 Casino Royale " era una provvidenziale parodia del genere e non si deve dimenticare che allora un film così poteva anche ispirare buonumore allo spettatore in quegli anni 60 tanto affluenti. Ma di lì a poco, proprio in Italia alla fine di quel decennio, parlare di servizi ed agenti segreti non sarebbe stato più spunto di leggerezza, visto l'inizio della strategia della tensione corredata da stragi (a Piazza Fontana a Milano il 12/12/1969) attuata e coperta fra gli altri proprio da vari 007. Fu una sorta di guerra civile a bassa intensità e, inutile dire, quando si tratto' di fare il bilancio di morti reali e non fittizi non ci fu più spazio per il buonumore.

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