"Gli Inesorabili" (1960) si presenta nella cinematografia Western come un film potenzialmente di rottura. La pellicola infatti cerca di rompere il tipico schema narrativo che vede la contrapposizione tra i buoni (i bianchi colonizzatori) e i cattivi (i rossi legittimi proprietari delle terre loro espropriate) con una trama molto interessante.

Rachel Zachary (Audrey Hepburn) è cresciuta sapendo di essere stata adottata da una famiglia di proprietari terrieri in perenne lotta contro gli indiani Kiawa; la comparsa di un misterioso vecchio a cavallo sconvolge la normale vita della famiglia Zachary e della piccola comunità texana di cui fanno parte. Rachel è in realtà un'indiana è questa rivelazione porterà a versare molto sangue sulle aride terre del Texas.

Questo Western fornisce a Huston la possibilità di affrontare un tema molto scottante nei primi anni '60, quello del razzismo. In origine "The Unforgiven" doveva trattare in modo molto profondo il tema della diversità usando come veicolo una tipica ambientazione molto cara al cinema di quegli anni. In realtà il regista dovette adattare tutto il film ad uno stile più "cappa e spada" per volere di Burt Lancaster, produttore e attore nel ruolo di Ben Zachary, fratello di Rachel. Questo ridimensionamento ha come conseguenza che il film scorre su più livelli percettivi; i nuovi e scottanti temi sono affrontati da Huston con un linguaggio nuovo che comporta il mascherarli dietro scene apparentemente normali in un film Western. La risultante è che "The Unforgiven" è per chi non ha un occhio molto attento un film di indiani e cowboy normalissimo, ma per chi fa attenzione ai particolari una fonte molto intelligente di spunti riusciti e significativi. Il film quindi prende una forma molto articolata in cui l'apparenza soddisfa la volontà di Lancaster ma la sostanza gioca tutta a favore dei temi cari al regista. Gli Indiani per esempio non hanno molta parola nel film, il loro volere riprendere una componente della loro tribù viene visto da Ben Zachary e dai suoi fratelli come un atto vile che esprime solo una visione materialistica indiana della donna, un oggetto che si può barattare per qualche cavallo in più. Huston però cerca di far emergere l'esigenza di un popolo di riprendere contatto con una parte del proprio gruppo strappato troppo presto alla sua cultura, non servono molte parole per esprimere questo, basta quel "sister" pronunciato dal fratello Kiawa di Rachel.

Se per Lancaster è sufficiente il massacro finale per rimettere le cose a posto, per il regista la risoluzione è tutta nella scena in cui Rachel uccide se stessa sparando al fratello indiano; con questo gesto Huston sottolinea la paura del confronto con l'altro, il terrore che divora chi vede nel diverso un pericolo anche quando questi è pronto a tendere la mano in segno di amicizia e rispetto; un gesto molto forte che segna profondamente il film.

Nonostante molte concessioni alla volontà del produttore (l'amore tra Rachel e il fratello Ben è una forzatura fuori luogo e fastidiosa) il film ne esce decisamente bene, un'ottima fotografia incorona splendide scene in meravigliosi paesaggi sconfinati e la bravura di Audrey Hepburn in un ruolo non facile fa il resto. Molti sostengono che "Gli Inesorabili" sia invecchiato decisamente bene, io l'ho trovato molto interessante e poco convenzionale e ve lo consiglio.

Carico i commenti... con calma