Dopo i fervori pacifisti e prima della svolta pseudo-politica e radicale di New York, Lennon riuscì a registrare quello che sarà il suo album solista più rappresentativo e più famoso della sua carriera. Nella pace della sua villa inglese di Tittenhurst Park, equipaggiata a dovere con uno studio di registrazione privato, John incise Imagine. L’album, co-prodotto dal solito Phil Spector, si avvaleva anche della chitarra di George Harrison e del basso di Klaus Vormann (lo stesso di POB).

La canzone più importante dell’album è sicuramente "Imagine", che divenne come tutti sappiamo un inno epocale. Grande significato idealista, pacifista ma non affatto scontato e poi una melodia facile e orecchiabile. Questo non è solo il sunto della canzone ma praticamente di tutto l’album che è forse solo un appendice al grande successo.
"Crippled Inside", la canzone che segue la title track, è carina, un rag-time un po’ cupo, ritmo beffardo e qualche riflessione niente male. Poi arriva "Jealous Guy", ballata d’amore, (l’uomo che chiede scusa alla donna, la prima di una lunga serie con questo tema per John) tra le migliori dell’album, arrangiamento lezioso, sviolinate, toccante e sincera. Finalmente con "It’s So Hard" l’album si affaccia al rock, un bluesaccio dal significato crudo, fatalista (interessante la sezione d’archi aggiunta da Spector). Si torna al pacifismo con una canzone confusionaria ma originale al punto da renderla godibile: "I Don’t Wanna Be A Soldier Mama". E poi si arriva ad un concetto più politico, anti-alienazione con "Gimme Some Truth", con Lennon che si scaglia contro varie istituzioni, la componente principale è però il ritmo avvolgente.  "Oh My Love" è un inno d’amore di John e Yoko, delicata, silenziosa e speranzosa, si lascia ascoltare, bello l’arrangiamento per piano. Dopo l’amore viene l’odio con "How Do You Sleep?", un blues arrabbiato, un sasso scagliato in piena faccia al vecchio amico Paul, frasi durissime, piene di risentimento e ostilità, un colpo basso che certamente Macca non meritava, nonostante tutto è un bel blues arabeggiante.
Il dubbio esistenziale non manca neppure in questo album. "How" è uno dei pezzi migliori di Imagine, un semplice pop ritmato, orecchiabile, non risulta arrogante, naturale e in tono con l’album. Infine l’ultima canzone: "Oh Yoko". Già dal titolo si capisce di chi stiamo parlando, il brano nonostante il titolo (direbbe qualcuno) appare molto frizzante, meno barocco degli altri. L’arrangiamento si avvale di un brillante piano, un ritmo saltellante e una melodia orecchiabile.

Molto meno originale e crudo di Plastic Ono Band, Imagine riesce però a regalare un mucchio di canzoni godibili ad un buon livello musicale e poetico. Morbido, zuccheroso, melodico e con un arrangiamento tutt’altro che velato. Fu l’ultimo album di successo per Lennon, che dopo il 1971 avrebbe vissuto anni magri e travagliati. Un disco da ascoltare forse anche più di una volta, per orecchie morbide, ha molte cose da dire anche se non sempre le dice straordinariamente. Da comprare, non solo per fans di John. Bell’album, si cominciano però già a sentire i primi sintomi della noia fumosa dei lavori futuri di Lennon.

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