"The Turning Point" - La svolta.

Nessun titolo è più opportuno ed efficace per descrivere questo album. John Mayall è stato negli anni '60 con i suoi Bluesbreakers uno dei punti di riferimento dell' "english blues": oltre ad essere stati il punto di congiunzione tra il blues revival degli anni '50 e il blues-rock del decennio successivo, il gruppo è stato un importantissimo trampolino di lancio per artisti come  Eric Clapton, Mick Taylor, Larry Taylor, Peter Green.

Dopo il classico "Crusades", John Mayall abdica simbolicamente dal trono di re del blues per cercare nuove vie. Tenuto nella line-up il fido bassista Steve Thompson e reclutati Johnny Almond al sassoffono e al flauto e il semi-sconosciuto Jon Mark alla chitarra acustica, senza nessun batterista e strumento elettrico, il gruppo registra nell'estate del '69 al Fillmore East di New York con Eddie Kramer (già tecnico dei Led Zeppelin) dietro la consolle il qui recensito album.

Il disco può essere considerato un unplugged ante-litteram, nel quale c'è un perfetto connubio tra il blues più sofisticato e quello ruspante; i 7 brani sono molto lunghi (7 minuti di media) e strutturati, con grande apporto dei fiati sia in fase di ricamo che solistica. I brani sono tutti di alto livello, ma due in particolare mi hanno colpito: "The Laws Must Change" e "Room to Move" rispettivamente opener e canzone di chiusura dell'album. La prima, dopo la presentazione della band, si sviluppa dapprima come un tipico blues in C con un un efficentissimo lavoro dell'armonica a bocca, ma che nella parte centrale diventa una semi-jam in cui l'armonica duetta col flauto. Tematicamente il brano riguarda il tema delle lotte tra studenti e poliziotti e quello della droga. "Room to Move" è uno dei classici di Mayall ed è famosa per il duello tra lui e Almond a suon di "percussioni vocali" e per la scatenata armonica. Non si possono non citare anche gli altri brani: la ballata "Saw Mill Gulch Road", "I'm Gonna Fight for You J. B." (dedicata da Mayall al suo maestro J. B. Lenoir), e il trittico formato da "So Hard to Share",  la lunga ballata "California" e "Thoughts About Roxanne" che presentano più di uno spunto jazz.

Grazie a questo album Mayall riuscì a convincere anche i più dubbiosi circa la nuova via intrapresa con coraggio e che ha rappresentato una vera e propria svolta nel modo di suonare e concepire il blues.

VOTO = 8 

Carico i commenti... con calma