"Cobra fu l'equivalente musicale dello slapstick dei fratelli Marx" (Piero Scaruffi)

PARTE PRIMA: what's this. cos'è questo.

John Zorn è uno di quegli artisti del quale non mi puoi chiedere: "Mi consigli qualche bella canzone di John Zorn?". Codesto sarebbe un paradosso bello e buono. Anche "Cobra" lo è. La musica non c'è, ci sono frammenti di invenzioni e di caos, che si alternano come cascate a grappoli. Poi una mente razionale e malata ha deciso di suddividerli in brani, in adagi, in allegri, in maestosi. Ma l'opera fluisce tutta di seguito. I termini della musica classica stanno ad indicare la volontà di creare musica classica moderna, suoni caotici parto di decine di strumenti esaltati, opera collagistica per orchestra psichiatrica. Oppure ci vogliono solo prendere per il culo, chissà? I frammenti si rincorrono, calmi, pesanti, demenziali, umani e non umani. Il dada! Il dada! Il dada! A tratti attimi di silenzio per respirare, i famosi time-out zorniani. In"Cobra" ci sento gli studi dei "Landscapes" di John Cage, ma qui l'approccio è quello della malattia mentale e del genio creativo. Qui si parla di libertà d'espressione, si parla di tizi normali che indossano camicie di flanella e che, dopo aver bevuto decine e decine di bibite gassate miste a occhi di scimmia caramellati, vanno in studio e registrano improvvisazioni miste a partiture impossibili.

Questa è una musica che si può ballare, basta buttarsi addosso della vernice arancione e contorcere le mani e la bocca, saltellando come in preda al morso di una tarantola. Le chitarre gracchiano e il sole è ormai alto: i pazzi sono usciti dal manicomio a frotte ma indossando dei frac, e perfino il coccodè delle galline trova un discreto spazio. Si sente la musica del vecchio continente, con le fisarmoniche zigane e yiddish e la proverbiale saggezza degli antichi, e quella innovativa del nuovo mondo, tipo le bacchettate sulle dita di operai di una miniera del Wisconsin.Questo disco non si può spiegare. Questo è un piccolo monumento alla schizofrenia moderna, tutto parte da Lumpy Gravy di Francesco Zappa ma poi è filtrato attraverso dosi massicce di rumore e di lettura del National Geographic. E' questa una musica contro natura, chiedo io? Ma certo che lo è, rispondo io! Questa musica è inascoltabile, suvvia: non c'è nulla di sensato, di afferrabile, non c'è ritmo di nessun genere. Perfino il gracchiare di un violinista esordiente è più gradevole. Sono solo convulsioni distorte. Questa musica fa letteralmente schifo. Schifo! Non può assolutamente piacere, questo è poco ma sicuro.

Eppure - RULLO DI TAMBURI!! - questa musica ci manda in brodo di giuggiole! Perché lo so io e lo sapete voi, di normale nelle nostre teste c'è rimasto ben poco. Siamo curiosi, siamo sensibili, siamo esseri viventi. Ci piace l'estro e schifiamo la banalità. E allora cosa meglio di "Cobra"? Qui la follia è traboccato dal vaso, e lo ha fatto con un rumore della Madonna. Non è il fatto di vedere il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Vi avverto che qui il bicchiere non c'è proprio. Ma è possibile salvarsi? C'è un modo per sfuggire a tutto questo? Forse sì. Mettete questo disco in un baule, sigillatelo e gettatelo da una scogliera altissima. Quindi inondate quella porzione di mare con del petrolio viscoso e scurissimo. Forse è fatta, forse possiamo respirare. Siamo liberi!!! Ma quando meno te lo aspetti, per esempio la mattina mentre stai bevendo il tuo caffè, ad un certo punto il disco salta dentro il tuo appartamento dalla finestra e ti colpisce in faccia, quindi si infila nel lettore e comincia a suonare. E non è possibile fare niente, perché ora dentro al baule ci sei tu.

PARTE SECONDA: ta-ta- ta-ta-ta-ta-ta-ta-ta.

E poi il nulla?

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