Ogni tanto mi trovo a pensare alle colonne sonore. Ogni film che si rispetti ne ha una, e serve ad accompagnare le immagini con canzoni, brani strumentali eccetera. Supponendo che questo lo sappiate, vorrei capire se siete in accordo con una mia impressione. Trovo che tutti quei dischi che vanno ad alimentare il profitto delle case discografiche siano totalmente inutili.
Non pensate che quella musica, riversata su cd, e distaccata dal suo contesto visivo, non abbia praticamente alcun senso? Io questo concetto lo sostengo fermamente. Mi viene da pensare ad una canzone che magari ascolto per caso e non mi piace per nulla, poi rivista in un film, nonostante continui a non soddisfare i miei gusti, riesce a darmi un'emozione, un leggero brivido, anche se di durata irrisoria. E questo succede con un qualsiasi film, che può avere la colonna sonora più geniale che esista (esempio: "Arancia Meccanica") ma che, spogliata del suo ambito, perde irrimediabilmente il suo puro scopo: l'accostamento di due sensi in perfetta sintonia.
I lettori meno pazienti, se non hanno già chiuso la pagina, si chiederanno: "cosa c'entra tutto questo con Kristallnacht?". Ve lo spiego subito, ma mi serve un esempio pratico. Prendiamo un qualsiasi film sul tema Olocausto, diciamo "Il Pianista". Le musiche sono belle, come anche il film, ma provate a fare quel giochetto di cui dicevo poco fa. Se voi non avete visto il film, e qualcuno vi fa ascoltare questa musica senza che voi ne sappiate nulla, voi potreste pensarne qualunque cosa: potreste dire che si tratta di un autore emergente, di un disco di qualche anno fa, di qualunque cosa. Ma forse dire che è una colonna sonora non verrebbe molto spontaneo, forse è l'ultima cosa a cui penseremmo. Perché (giustamente) il nostro cervello li categorizza come una sorta di serie B negli album, un riempimento. E questa cosa accade con praticamente tutti i film possibili, da "Metropolis" a "Notte prima degli esami".
Ora prendete questo benedetto Kristallnacht e ascoltate "Never Again". Le barriere del dubbio crollano. Perché quella "musica" non può che essere attribuita ad un evento drammatico come la storica Notte dei Cristalli. Gli equivoci sono impossibili. Non ti viene da dire: "ma cos'è, sperimentazione?". No, si capisce benissimo cos'è. Non si ferma alla semplice sperimentazione. Con "Never Again" riesci a sentire il pianto di John Zorn, il pianto che lui dedica a quelle migliaia di pianti che sono risuonati durante quella tragica notte. La notte in cui il suo popolo è stato massacrato, in cui è stata aperta la "caccia all'ebreo", la spietata macchina di distruzione nazionalsocialista.
Si ha per caso il coraggio di aggiungere commenti dopo 11 minuti di vetri infranti, di grida lacerate e disperse nel silenzio, o nel fracasso di altri vetri?
Perdonatemi, ma gi altri brani non hanno di certo la stessa potenza di questo, nonostante siano altrettanto significativi. Le melodie di tradizione ebrea e i pesanti suoni di "Barzel (Iron Fist)" rendono altrettanto pregiato questo capolavoro, ma il brano che ho citato sopra è davvero impagabile.
Un grido di resa, un'implorazione sincera e profonda. "Mai più".
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Altre recensioni
Di donjunio
Pochi sono riusciti a compiere questa missione in maniera tanto toccante e ispirata quanto il John Zorn di "Kristallnacht".
L'ascolto di "Neveragain" è volutamente insostenibile, con scudisciate noise che ricreano l'effetto dei vetri spezzati in quella notte del '38.