Benvenuti al corso di formazione per aspiranti avanguardisti. Prima lezione: come produrre un'opera d'avanguardia musicale in TRE passaggi.

PRIMO PASSAGGIO. Entrate in studio di registrazione, ma vanno bene anche la cantina e il solaio di casa vostra, o qualsiasi altro luogo insonorizzato. Portate con voi una cinese; si, avete capito bene, una cinese: ma non fatevi strani pensieri, la dovete semplicemente fare accomodare e metterle davanti un leggio: le fate recitare un testo in mandarino, la SUA lingua, un testo che nel frattempo vi siete fatti scrivere... magari da Arto Lindsay, si, ma magari anche da Pinco Pallino, tanto poi la narratrice lo tradurrà e lo reciterà in mandarino, e (almeno che non siate cinesi o non abbiate studiato Lingue Orientali) non capirete una mazza di quello che dirà. Del resto, chi se ne importa di capire; dovete solo farla recitare, ma dovrà farlo bene, intensamente, scandendo ogni parola con passione; e dovrà essere una brava narratrice, una all'altezza del compito, una capace di intingere d'erotismo pure il contenuto di un elenco telefonico. Lasciatela parlare, lasciatela prendersi le sue pause, prendere fiato, fermarsi e ripartire quand'ella vuole, non mettetele fretta per nessun motivo; e andate avanti così per 25 minuti. Poi sovrapponete il suo parlato a una base precedentemente registrata, e per la quale avete convocato due chitarristi. Si, sarebbe preferibile che questi due si chiamassero Fred Frith e Bill Frisell, ma insomma, per farla breve... vi servono due che sappiano creare atmosfere irreali, ipnotiche, a metà fra l'imperturbata quiete d'un paesaggio lunare e la desolazione di spogli scenari post-atomici; fateli sbizzarrire come preferiscono, anche loro per 25 minuti. E che non si pestino i piedi, mi raccomando: devono amalgamarsi bene, devono dialogare educati, senza alzare troppo la voce... 

SECONDO PASSAGGIO. Entrate in studio di registrazione (o meglio, tornateci) etc etc... Ma vi siete stufati della vostra amica cinese e allora, tanto per variare, ci portate una sud-coreana; la mettete a sua agio, riprendete il leggio e glielo ponete davanti: sopra, c'è un altro testo (molto più breve, stavolta, perché la cinese ha parlato fin troppo e vi ha rotto). Per questo straccio di testo non vi è servito neanche contattare l'Arto Lindsay di turno; avete direttamente chiesto a lei di portar qualcosa nel suo idioma natale, quello che vuole, fosse anche la ricetta del pollo alla coreana andrebbe bene lo stesso. E non deve neanche recitarlo con sensualità, lo pronunciasse così come vuole: datele carta bianca, sia pure inespressiva al massimo grado. Deve dare un senso di spontaneità estrema, quasi di noncuranza, di sciatta trascuratezza. E sotto, per la bellezza di 16 minuti, fate suonare due batteristi: magari Joey Baron e Samm Bennett, se non hanno preso impegni per il fine settimana e se avete conservato, da qualche parte, il loro numero di telefono. Basta impugnare le bacchette, sedersi dietro timpani e rullante, e via: il cazzeggio può avere ufficialmente inizio. Tutto deve essere naturale: quello che vien loro in mente suonino pure, senza esitazione. Quel che importa è che ci vadano pesanti, con quelle bacchette, che parlino fra di loro, che si scambino impressioni. Tutto il resto non conta. Un'orgia di percussioni, questo deve venir fuori.

TERZO PASSAGGIO. Non siete soddisfatti neanche della coreana...? Ehh...ma siete proprio incontentabili, voi! Allora andatevi a prendere una vietnamita e portate in studio anche lei. Stracciate pure i fogli che avevate lasciato lì, sul leggio, e fatele recitare un testo nella sua lingua: può essere il testo di un poeta locale, ma può essere anche la biografia di Ho Chi Mihn... fa lo stesso (almeno per voi ignoranti di vietnamita), non fatevi troppi problemi. Lo deve pronunciare a bassa voce, quasi sussurrando, quasi fosse un bisbiglio nell'orecchio: cupa, sommessa, sottilmente sinistra deve essere la sua voce; vi dovrà mettere i brividi, dovrà inquietarvi. E per la musica come ve la cavate, stavolta...? Semplice: alla chitarra e alla batteria avete già pensato, allora non rimane altro che far venire due tastieristi; magari due tipo Wayne Horvitz ed Anthony Coleman, e allora si che ve la caverete alla grande. Carta bianca anche a loro, ovviamente, come da copione; lasciateli abbandonarsi a libere divagazioni. Si, magari date loro due accordi di partenza, o giù di lì, ma al resto penseranno loro. La facciano pure fuori dal vaso, come e quando vogliono, l'importante è che siano inquietanti anche loro (proprio come la vietnamita che recita). Il resto sono chiacchiere, e andate avanti così per... ma si, anche per mezz'ora. Questa la facciamo più lunga, perché ci va.

E voi...? Voi ve ne state tranquillamente seduti in poltrona, a godervi il tutto; specie se vi chiamate John Zorn, ve lo potete permettere. Del resto, avete dato voi le indicazioni; avete fornito voi l'ISPIRAZIONE.

1997. J.Z. torna a dialogare con l'Oriente. Superando sé stesso: incomprensibile, ingiudicabile, inclassificabile.  

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