Anni intensi per questo britannico dall’ugola angelica, il quale, dopo l’eccellente produzione nella giungla del progressive con i suoi Yes e dopo i recenti voli assieme a Vangelis nelle brulle lande dell’elettronica, sforna nel 1980 il suo secondo album solista. Con “Song of Seven” Jon Anderson spiazza tutti e si abbandona ad un assodato rock di maniera. Voglioso di tranquillità, è come se il Nostro fosse arrivato nella grande metropoli dopo anni di intensi viaggi in culo al mondo.

Rispetto all’esordio “Olias of Sunhillow”, tra i nuovi solchi le tematiche fantastiche e sognanti, in perfetta tradizione “Yes”, sono costrette ad alternarsi ad argomenti più tangibili, concreti e quotidiani. Al contempo, i suoni sono caratterizzati da autonome fughe del basso, ritmiche asciutte ma puntuali ad opera delle percussioni, da un’abbondante inflazione delle tastiere e dalle frequenti irruzioni dei fiati. Dunque, certamente influenzato da percorsi musicali diversi dal rock progressivo, questo contesto genera un nuovo habitat sonoro e da slancio alla voce di Anderson, la quale, qui più in forma che mai, mostra subito il meglio di se nella traccia apripista “For You, For Me”, cui si aggiungono la movimentata e travolgente “Heart of the Matter”, la lenta e piacevole “Nostalgia”, l’irresistibile motivetto, quasi bambinesco e dalla filosofia spicciola, di “Some Are Born”, la (fin troppo?) rassicurante “Take Your Time” e la divertente ironia di “Everybody Loves You”. Tuttavia il passato è duro a morire, e la passeggiata per strada cede ben presto il posto al sogno bucolico, che occupa le ultime due tracce: Una pacata “Days” e soprattutto un’eterogenea ma al contempo scorrevole “Song of Seven” segnano (per certi versi) un inaspettato, parziale riavvicinamento al rock progressivo.

Cosa rappresenta questo disco? Una transizione? Un passaggio? Decisamente si, una sorta di anticipazione di ciò che accadrà negli anni Ottanta: il discusso terzo album “Animation”, il fasto commerciale di “90125” con gli ritrovati Yes, il proseguimento della fruttuosa collaborazione elettronica con Vangelis. Di certo non sembra essere un lavoro ispirato dalla produzione del gruppo principale, anzi, in maniera antitetica, sembra proprio un tentativo di smarcarsi da essa.

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