New York, 11 settembre 2001. Messaggio Uno: ore 8:52. "C'è qualcuno? Pronto? Sono papà. Se sei in casa, rispondi. Ho provato a chiamare in ufficio. Ma non ha risposto nessuno. Stai a sentire, è successa una cosa... però io sto bene. Ci hanno detto di non muoverci e di aspettare i pompieri. Non c'è pericolo, sono sicuro. Richiamo quando avrò un'idea più chiara di cosa succede. Volevo solo dirti che sto bene, e di non preoccuparti. Richiamo tra poco."

C'è un bambino di nove anni che pensa troppo, dorme troppo poco e troppo spesso si fa dei lividi. Sul suo biglietto da visita troverete scritto:

OSKAR SCHELL
INVENTORE, DESIGNER DI GIOIELLI, FABBRICANTE DI GIOIELLI, ENTOMOLOGO DILETTANTE, FRANCOFILO, VEGANO, ORIGAMISTA, PACIFISTA, PERCUSSIONISTA, ASTRONOMO DILETTANTE, CONSULENTE INFORMATICO, ARCHEOLOGO DILETTANTE, COLLEZIONISTA DI: monete rare, farfalle morte di morte naturale, cactus in miniatura, cimeli dei Beatles, pietre semipreziose e altro

E-MAIL: oskar_shell@hotmail.com
TEL. CASA: PRIVATO / CELL: PRIVATO
FAX: NON CE L'HO ANCORA

Ha da poco perso il papà.

Messaggio Due: ore 9:12. "Sono ancora io. C'è nessuno? Pronto! Scusa se. Adesso c'è parecchio. Fumo. Speravo di trovare. Qualcuno. In casa. Non so se hai sentito cosa è successo. Ma. Volevo solo. Farti sapere che sto bene. È tutto. A. Posto. Quando sentirai questo messaggio telefona alla nonna. Dille che sto bene. Richiamo fra qualche minuto. Spero che per allora. Saranno arrivati i pompieri. Ti richiamo. Tra. Qualche. Minuto."

C'è una madre che ha visto la propria vita venire fatta a pezzi da un aereo che si schianta contro un grattacielo. Ha un figlio che ama moltissimo, ancor più di quanto dia a vedere. Ha da poco perso il marito.

Messaggio tre: ore 9:31. "Pronto? Pronto? Pronto?"

C'è un ex aspirante scultore sopravvissuto alle bombe che, in una sola notte, hanno trasformato il suo paese in un inferno. Per quarant'anni ha scritto lettere vuote, piene di cose che non è mai riuscito a dire. Ora vive in America. Sul palmo della mano sinistra ha tatuato un "SI". Sul palmo della mano destra ha tatuato un "NO". Perché, poco alla volta, una alla volta, ha perso le parole.

Messaggio quattro: ore 9:46. "Sono papà. Thomas Schell. Parla Thomas Schell. Pronto? Mi senti? C'è nessuno in casa? Rispondi. Per favore! Rispondi. Sono sotto un tavolo. Pronto? Scusa. Scusa ho un fazzoletto bagnato intorno alla faccia. Pronto! No. Prova con l'altro. Pronto? Scusa. Qui la gente sta perdendo la testa. C'è un elicottero che gira sopra di noi, e... Credo che saliremo sul tetto. Dicono che ci sarà una specie di evacuazione da qui sopra, che è una cosa sensata. Purchè gli elicotteri riescano ad avvicinarsi abbastanza. Si, è sensato. Rispondi per favore. Non lo so. Esatto, quello. Prova con quello"

C'è una chiave, ma non c'è una serratura. O meglio, ce ne sono troppe. 216 per la precisione: tante quante sono le persone che abitano a New York e si chiamano Black. E allora c'è un viaggio da intraprendere: 216 Black a cui far visita e 216 serrature da provare, come fossero le stazioni di una via crucis, per scoprire cosa apre quell'unica chiave. Ci sono foto, disegni, immagini, un intero distretto amministrativo che un bel giorno decide di andarsene, e promesse impossibili da mantenere: "Promettimi che non vorrai mai a niente tanto bene quanto io ne voglio a te".

Messaggio cinque: ore 10:04. "SONO PA          PA'. PRONTO          PAPA'               SE SENTI                    ESTO MESS                                                     PRONTO?                                         MI SENTI? SALIAMO                          SUL                       TETTO          TUTTO BENE                   PRESTO                             SCUSA                  SENTI                     TANTO                      SUCCEDA                     RICORDATI..."

 

Mentre provavo a scrivere la recensione per questo libro, mi sono accorto di non sapere scrivere recensioni di libri. Peccato.

E allora, mettiamola così.

Qualche anno fa, per più o meno un migliaio di motivi, mi sono ritrovato in uno dei periodi più neri della mia breve esistenza. Proprio allora, mi è capitato di leggere "Molto forte, incredibilmente vicino". Ora, non voglio rifilarvi i soliti proclami promozionali tipo: "Questo libro mi ha salvato la vita!", "E' un capolavoro!", "Dopo averlo letto non sono stato più lo stesso!". Anche perché nessuna di queste tre affermazioni corrisponde a verità. Però vi dico: nonostante in quei giorni mi sentissi tutto sommato da schifo, questo libro ha saputo commuovermi e, soprattutto, è riuscito a farmi sorridere. Ed erano sorrisi belli, di quelli che le labbra magari non ti si muovono nemmeno, ma fanno più bene di una risata.

Tutto qui.

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