In una delle rare occasioni che mi videro sbirciare la tv, ebbi una folgorazione. Era una pubblicità della Sony in cui si vedevano una marea di palle colorate guidate, nella loro rimpallosa discesa, da un sottofondo musicale che mi rapì repente e senza esitazioni. Iniziai le mie ricerche: si trattava del brano "Heartbeats" degli svedesi electro-pop The Knife rifatto da tal Jose Gonzalez svedese di Goteborg, ma di genitori argentini. Comprai il disco "Veneer" e subii una attrazione straordinaria. Tanti sono gli emuli di Nick Drake o quelli che vi si rifanno, ma qui siam quasi davanti a una buddhistica reincarnazione. Josè Gonzales suona la chitarra proprio come Nick, con un fingerpicking delicato eppure elaborato, e con sequele di accordi e di tessiture armoniche atipiche, con un arpeggio aperto e virtuosistico e una voce spesso sussurrata come quella pinkica di Drake, con la stessa timbrica disincantata.
Undici strepitose tracce per una trentina di minuti di song ad un livello altissimo. L'album è registrato in presa diretta regalandoci vaste sonorità acustiche: s'avverte il rimbombo legnoso del palissandro e della resina, in un lavoro di artigianato sublime e di pregio. L'invecchiatura dellla cassa e il nylon delle corde esalano percettibili.

Questo non è un disco: questo è un affresco minimalista dove un battimano in (Love Stain), timide e accennate percussioni in (Stay in the shade) e una tromba in (Broken Arrow) fan quasi trasalire. Per il resto le sei corde si fan pennelli sonori per una forte caducità e toni caldi segnati da malinconia e struggimento da tele di Watteau (1684-1721), pittore francese. La quieta voce e le dita abili sulla tastiera raccontano storie di un tormentano romanticismo e tracciano uno stato di grazia musicato. Mai ascoltato un album senza sbavature e perfetto come questo "Veneer": brani che si rivelano veri Haiku cantati che evocano impalpabilità inacessibili in un vero trionfo estetico sofisticato; un elogio del riflessivo, in uno scorrere sonoro ipnotico e seducente.

Fossi stato l'autore l'avrei intitolato"Festina Lente", affrettati lentamente, tanto il tempo si dilata pur nelle rapide urgenze espressive. Ragazzi questo Jose Gonzalez con le sue cadenze cupe, col suo scarno intimismo, col suo malinconico talento, con la sua ricerca tormentata, con la sua inquietudine sottile, sfodera una abbagliante vocazione di songwriter e una tensione artistica d'altri tempi in un compendio affascinante di bellezza. E' difficile scegliere qualcosa e farne una cernita; potrei segnalare la seconda traccia "Remain" esempio di bossanova Caetanovelosa oppure "Hints" nona track , vago e accennato simil- blues o "Stay in the shade" e "Broken Arrow" dove si avverte imperioso un Nick Drake redivivo davvero. Ma tutto è valido in quest'album uscito, anzi ripubblicato nel 2005, che continua a vendere lentamente e forte di un passaparola continuo. Un po' quello che è accaduto a Damien Rice;e qui siamo davanti allo stesso carisma e talento. Chi non lo avesse di già, si affretti a entrare in possesso di questa scura, ma accogliente melopea svedese-argentina che vi squarcerà piacevolmente l'anima.

Baudelaire per raccontare la Bellezza scriveva: "Sono bella, o mortali, come un sogno di pietra" e qui si resta impietriti da oniriche vertigini da incanto. "My moves are slow; but soon they I'll know / we'll keep on whispering our mantras" da "Slow Moves". Guai a chi non ascolta questo trionfo di estetica musicale, questa estasi sonora che vi inebrierà alleggerendovi il peso esitenziale che, talvolta, vi grava sulle spalle, questo sofferto, ma luminoso dono degli Dei, questa ipermaliosa e benefica catarsi taumaturgica di Apollineo e Dionisiaco miscelati in un misurato equilibrio. Novella Euridice mi son fatta attrarre da Jose-Orfeo incantatore dalla sensibilità dolce: ho sentito e seguito il suo canto celestiale della sofferenza, avviandomi a sortire dall'inferno del conformismo musicale nulladicente. Allora? Voi che fate? Suvvia! Per una volta datemi ascolto e seguite il mio consiglio. Procuratevi "Veneer" e me ne sarete grati per la vita. Parola di Laurafiesolana/sostanziosa e mai vana!!! Buon Ascolto, ragazzi!

P.S. Chiedo scusa a JohnOfPatmos primo recensore di questo album. Ho letto il suo bellissimo lavoro; ma non me la son sentita di esimermi dal raccontare anche la mia personale emozione. Troppo forte lo stimolo. Spero capirà!

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