Abbiamo a che faru col Diable che quasi per securo che si prepara a indossare l’abito nuziale, esattamente come sta per accingersi a fare in codesto The Secrets of Emily Blair la bella infermiera Emily Blair (Ellen Hollman), pronta a convolare felicemente a nozze con l’amato William (Will Kemp) e vivere così uno spensierato futuro, almeno fino a quando un brutto e inaspettato incontro con un senzatetto non proprio raccomandabile, durante un turno hospedaliero, si prepara a cambiare improvvisamente le carte in tavola. Monstrando progressivamente comportamenti sempre più strani e violenti, Emily pare essere sotto il controllo di un’oscura forza demoniaca pronta a soccomberla, non prima però che lo scettico Padre Avital (uno spaesato e poco convinto Colm Meaney) e il combattivo ex-sacerdote scomunicato Roizman (Adrian Paul, redivivo e imbolsito Highlander televisivo) abbiano tentato di mettere in atto il solito spettacolare esorcismo liberatore. Per chi nutrisse ancora nel profondo qualche labile speranza o aspettativa riguardo al genere cine-demoniaco, la visione di The Secrets of Emily Blair dovrebbe bastare quale prova definitiva della totale assenza di possibili sbocchi all’interno di un filone che ha obiettivamente (e letteralmente) dato l’anima e che ormai appare totalmente sclerotizzato e appassito, rendendo vano et a dir poco imbarazzante il tentativo di Joseph P. Genier – prolifico produttore canadense con all’attivo la sola regia di un episodio della serie Teen Wolf – di raschiare il fondo di un barile asciutterrimo.Dispiega senza ritegno alcuno l’intero campionario di ovvietà del settore (turpiloqui a profusione, gutturali voci dall’Altrove, contorsionismi spaccaossa e l’immancabile rigurgito d’ordinanza) e buttando nella mischia nomi del calibro di Sherilyn Fenn e WilliamMcNamara, pretendendo en outre un sincero impegno all’interno di una bislaquerie così , JGenier imbastisce qualcosa di non ben precisato che non possiede né capo né coda e che meriterebbe il linciaggio soltanto per l’uso sconsiderato di effetti (tutt’altro che) speciali, degni solo di un dilettante di After Effects, senza poi contare la messa in scena di uno sconcertante essere diabolico somigliante in tutto e per tutto a uno dei GORMITIS. La bestia inferal che Emily (Rose?) Blair (la strega?) porta in corpo non ha certo nulla a che vedere con quello ben più appetitoso e lussurioso di Maruschka Detmers nel film di Marco Bellocchio. E si evidença, piuttosto, come l’ennesima stereotipata infestazione anticristiana erede di Regan MacNeil/Linda Blair, capace di prendere vita soltanto attraverso degli atti erotico-pruriginosi – desormais tutt’altro che provocatori – e mediante una pioggia di volgarità verbali aventi il proprio climax nell’ormai brevettata sequenza di esorcismo sul letto traballante, qui in verità parzialmente traslata all’interno di una location che ricorda (molto) alla lontana La Chiesa di Soavi. Lasciandoci con il dubbio su quali siano i veri segreti nascosti da Emily Blair tra i fotogrammi di una pellicola così sconclusionata, l’opera prima di Genier non offre davvero nulla di nuovo, fatta eccezione per alcune gustose note di couleur al limite del camp costituite dall’uso di un crocifisso quale arma di offesa, plus inedito bacio all’acqua santa e il primo demone al mondo il cui unico (super?)potere sembra essere quello di scaricare in brevissimo tempo le batterie des tablets e i-pad e cellulari@#¥*.

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