Cielo bianco, non una foglia che abbia voglia di muoversi, afa sinistra. Tempo da terremoti da altre parti, ma non qui, qui chi si muove.

In balia del fidato Ektorp seguo la catena di Santo MySpace finchè arrivo alla pagina di Juana Molina.
Un altro sforzo lento e in barba alla Domino Records ascolto tutto il disco...

Pacchia soporifera, se non fosse per quelle piccoli dolci scosse elettroniche sottopelle.

Voce che respira trasparente. Percussioni cardiache. Chitarre acustiche.

Un po' svenevole ma sa il fatto suo. Leggo: "Quarto disco, argentina", ma se mi avessero detto brasiliana forse non me ne sarei accorta.
L'atmosfera è quella, della dolcezza di latte di cocco tra le foglie che si appiccicano, del cielo bianco, del chi si muove.

Nel parco di Juana a Pacheco trovi specie esotiche che ti cantano la ninna nanna insieme a lei, ma se le guardi troppo ti mandano in loop.

Folktronica tropicale, ipnotica, dolce e sognante, ma tu fidati lo stesso.

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