Album datato 2002 per i Judas Iscariot, one man band del polistrumentista americano Andrew Harris più conosciuto (almeno credo) come Akhenaten, già membro in passato di gruppi come Sarcophagus, Jesus Fucking Christ, Nargaroth e Maniac Butcher (questi ultimi due in sede live).
L'album è composto da 9 brani per una durata totale di circa 40 minuti. Si tratta di un black metal piuttosto violento a volte caratterizzato da momenti depressivi e malinconici (sempre contando i canoni del genere), ben strutturato e questa volta il buon Harris (questo cognome mi ricorda qualcuno...) ha fatto centro. I brani sono chiaramente ispirati alla scuola scandinava, in particolare molti brani ricordano i Darkthrone. Si comincia con "I Awoke to a night of pain and carnage", brano che presenta un intro lenta a base di tuoni e fulmini e prosegue per pochi secondi fino a diventare un classico degli Iscariot: le sfuriate della drum machine (questa volta niente special guest dietro le pelli) che accompagnano la voce malata di Harris e i riff particolarmente agghiaccianti. Si prosegue più o meno sulla stessa scia con "Bathed in clouds of blood", il mio pezzo preferito dell'album.
Si va avanti con "Terror from the eastern sky": intro di una decina di secondi e sfuriata black di segutio. Invece "Where Eagles Cry and Vultures Light" si presenta come il brano più estremo dell'album. Molto bello il riff. Poi arriva il pezzo più depressive e doom ovvero "In the valley of death, I am their king". Brano lento con alcune parti di tastiera che rendono ancora più oscura la canzone. Completano l'album "With Lust and Murder for our Drink", behold the Lamb of God descending", "Spectral dance of the macabre" e per finire "The dead burst forth from their tombs".
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