Mi dichiaro da subito una persona dedita al culto dei Beatles (con tendenza all'ossessione, a detta di molti). Così potrete comprendere con quanta apprensione (mista a curiosità) aspettassi questo film. E ovviamente quanto fossi prevenuta. Avevo già preparato delle frasi sprezzanti con cui attaccare il film ed intimorire i miei sfortunati accompagnatori al cinema, naturalmente ignoranti in materia fab. E con ignoranti intendo dire che i miei amici non sono in grado di elencare i nomi dei familiari di Ringo fino al V grado di parentela. Il film l'ho visto due volte, al cinema. La prima volta esco dalla proiezione confusa, senza una mia opinione, infastidita dalle vuote discussioni dei miei compagni di cinema sul "valore artistico" di questo progetto, e li abbandono.
Il giorno dopo decido, senza avvisare nessuno, di assentarmi dal mondo per assistere alla proiezione pomeridiana. In sala sono sola. La seconda visione mi permette di riordinare le confuse idee della sera prima e finalmente ci vedo chiaro. E' un buon film. Non è epocale, ma è un buon film. Innanzittutto perché è l'applicazione pratica di una mia vecchia teoria: si può parlare con le canzoni dei Beatles.
La trama è ovviamente un po' scontata, ma non penso che la trama sia l'aspetto principale di un musical. Le interpretazioni musicali mi lasciano in generale soddisfatta, con picchi di "molta soddisfazione" per quanto riguarda alcune scene: "I've Just Seen A Face" al bowling, la voce di Jim Sturgess è proprio vitale e riaccende la canzone; "Happiness Is A Warm Gun" che tra l'altro riesce nel collegare due scene lontane in modo coerente. Deliziose, davvero (anche se l'aggettivo è fastidioso, scusate) alcune trovate che rinnovano le canzoni rendendole propriamente parte della narrazione: dall'"ohh" in "With A Little Help From My Friends" reso come uno scivolone di Max che sta cantando; al "she loves you" in coda a "All You Need Is Love" che da scherzosa autocitazione nell'originale, diventa espressione della felicità di Jude nel vedere che l'amata Lucy l'ha raggiunto.
Si aggiungono le varie citazioni più o meno nascoste: dalle più telefonate (il concerto sopra il tetto della casa discografica, Prudence che entra dalla finestra del bagno) alle strizzate d'occhio allo spettatore riguardo a Max e il suo martello argentato (la battuta di Sadie che accoglie Max e Jude; Max che prende a martellate un ventilatore "Bang! Bang!"). Non mancano nemmeno suggestioni (fin dall'inizio: Jude sulla spiaggia che ricorda l'ambientazione di una scena di "Magical Mystery Tour", così come il suo bavero del cappotto alzato proprio come quello di Paul nella sequenza di "The Fool On The Hill"). Ma magari è il mio occhio ormai corrotto da eccessivi ascolti e visioni beatlesiani ad esagerare. Immancabili alcune debolezze: per quanto riguarda l'interpretazione, le canzoni cantate da Lucy (Evan Rachel Wood) tendono ad essere brutalmente appiattite dalla versione strettamente acustica, l'orecchio implora l'intervento di una batteria, di un basso dopo la prima strofa (una su tutte "If I Fell!").

La trama è un intreccio di diverse vicende che si ricompongono a New York, tutti i personaggi si riuniscono infine nell'appartamento di Sadie. La gestione di tutti questi fili (Jude, Lucy, Max, Prudence, Jojo) ha qualche spunto di efficacia ariostesca (come quando la narrazione passa dalla vicenda di Jude e Max alla vicenda di Prudence con un cambio di corsia d?autostrada), in altri casi le diverse narrazioni vengono portate avanti con confronti (la serata di Jude a Liverpool e la serata di Lucy in America, agli estremi ma accomunate dall'accompagnamento di "Hold Me Tight"; i due funerali sulle note di "Let It Be"). Tra tutte, è la vicenda di Prudence a risultare la più debole perché non molto curata, lo stesso personaggio è descritto superficialmente solo con pochi spunti; pare quasi inutile, lasciando il dubbio che si tratti di un inserimento "di comodo" per dar modo di inserire altre canzoni. Riguarda Prudence anche la scena peggiore dell'intero film, la scena del circo. Non solo la canzone (si tratta di "Being For The Benefit Of Mr. Kite") è interpretata tremendamente, privata di tutta la sua musicalità ma la scena in sé non è neppure piacevole esteticamente; insomma un po' goffa. D'altronde l'intera sequenza centrale, dedicata alla scoperta della psichedelia, è, in quanto tale, priva di funzionalità narrativa ma viene a mancare anche il supporto di rese visive interessanti: il gioco sul colore dopo 10 minuti stanca lo spettatore.

Dunque un buon film, un prodotto di amanti dei Beatles per amanti dei Beatles (che non possono non apprezzare alcune trovate realizzate con il sorriso e soprattutto il progetto complessivo di dar voce ad una storia unicamente attraverso le loro canzoni), ma anche per coloro che semplicemente apprezzano una storia d'amore in musica. Coloro che si trovano in mezzo a questi due estremi accoglieranno il film con difficoltà attribuendogli pretese che non credo rientrassero nelle intenzioni degli autori (per esempio: raccontare la vicenda di una generazione). Un'ultima cosa: la versione italiana del film è molto discutibile, il problema più vistoso sono i sottotitoli, in un musical (dove per definizione si parla con la musica) non ci si può permettere di tradurre solo la prima strofa della canzone.

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Altre recensioni

Di  psychobonco

 Il film è una totale fregatura, un musical orribile in cui vengono sfruttate le canzoni dei Beatles e veramente rovinate.

 Spero che dopo aver letto la mia recensione non andrete a vedere al cinema questo schifo, perché se ci andrete i miei sette euro saranno andati veramente a puttane.