Se i due precedenti Star Trek di J. J. Abrams non sono piaciuti ai fan più irriducibili del franchise, questo dovrebbe avere le carte in regola per farli gridare allo scandalo, o quasi. Davvero mi pare che Justin Lin abbia voluto ridurre tutto a un semplice action movie o poco più. Da qualsiasi punto di vista assistiamo infatti a un netto passo indietro rispetto a Into Darkness: nelle sequenze di scontro spaziale, nella tessitura dei rapporti tra personaggi, nella spiegazione più o meno tecnica delle innumerevoli trovate strategiche, nella bellezza degli scenari. Insomma, se a qualcuno è parso un film decente penso che sia dovuto alle aspettative bassissime. Perché Lin comunque sa il fatto suo e porta a casa quello che voleva; ma sono le ambizioni ad essere davvero minime.

Il grosso della vicenda si svolge su un pianeta ostile; le meccaniche non potrebbero essere più classiche ed evidenti, aderenti a tutti gli schemi precostituiti dell’avventura pura. Poi ci mettiamo un po’ d’azione grossolana, combattimenti banalotti fatti quasi solamente di cazzotti e calci (ma le armi?), un po’ di adrenalina con la motocicletta che gira all’impazzata, una sequenza a dir poco magniloquente con l’Enterprise che deve affrontare un nugolo di astronavi piccole quanto letali, ed il gioco è fatto. Non che gli altri due episodi fossero privi di azione anche un po’ spessa, ma si facevano notare anche per una certa accuratezza nei processi, una precisione che rendeva ben più comprensibili le spiegazioni, un ritmo meno ostentatamente spinto e più ragionato. Magari alcuni preferiranno il sano intrattenimento senza pretese di Justin Lin alla maggiore ambizione di Abrams: può essere, Star Trek Beyond è sicuramente un film che sa funzionare e nascondere bene i suoi tanti dettagli grossolani al pubblico meno attento. Ma io preferivo il rigore e la solidità di Abrams.

Dovendo tenere sempre alto il ritmo, le questioni individuali e le relazioni tra personaggi risultano maggiormente schematiche rispetto al passato (ad esempio, ricordo con piacere lo svilupparsi dell’amicizia tra Kirk e Spock nel primo film). Si badi bene, Lin riesce comunque a portare a casa l’obbiettivo minimo: Kirk deve fare questo? Fatto. Spock deve avere questo cruccio? D’accordo. Uhura segue questa dinamica? Eseguito. Il regista e gli sceneggiatori sono particolarmente concreti nello snocciolare tutte le questioni che si erano promessi di inserire. E tutto funziona decentemente, su questo non ci piove. Ma ripeto, con J. J. c’era maggior gusto, maggior approfondimento; la sensazione che il regista fosse addentro al mondo che stava narrando. Qui invece abbiamo un abile esecutore, che sa far girare gli ingranaggi dell’azione, poco importa che sia nello spazio o meno (non è casuale l’ampia sezione sul pianeta), che sia Chris Pine o Vin Diesel. Questa scarsa affezione verso il linguaggio e le dinamiche del franchise si vede nelle battaglie spaziali: troppo semplici e spiegate male.

Per il resto, non ci sono grosse sorprese o assi nella manica: a parte le api, le astronavi dei nemici particolarmente accattivanti, il resto è tutto abbastanza piatto e già visto. Ben realizzata la stazione spaziale Yorktown, meno il character design di Krall. Anche qui, la scelta di approfondire solo verso la fine le origini del cattivo è interessante, ma viene appena abbozzata perché c’è poco tempo per le spiegazioni, come in tutto il resto del film. L’impressione è che si sia costruita una vicenda basandosi su stilemi, su nodi diegetici preconfezionati, senza preoccuparsi di dare un carattere peculiare e una più stretta coesione alla materia narrata. Star Trek Beyond è un prodotto freddo, una costruzione un po’ grossolana che punta ad intrattenere alla buona un pubblico abbastanza svogliato e disattento.

5.5/10

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