A maggio del 2016 negli States è uscito Teens of Denials dei Car Seat Headrest. Questo disco mette in luce Will Toledo, come un grande pioniere del lo-fi, che a 23 anni ha all'attivo dieci album. Non è questo il luogo adatto per celebrare questo giovane genio, ma la sua competenza nel saper usare le parole (perché si vede un vero e proprio studio dietro le sue liriche) mi è saltata alla mente mentre ascoltavo Medioemo dei Kairo. Ovviamente con tutte le dovute differenze che ci sono tra un giovane campano e un giovane della Virginia.

I Kairo attivi dal 2011 con un ep self titled, nel 2014 continuano con 13. Due dischi che propongono un punk emo vecchia maniera, che non portavano sostanzialmente niente di nuovo ma che grazie alla loro freschezza hanno fatto ritagliare a questo trio campano un posto abbastanza importante nel sottobosco musicale italiano. Con Medioemo i Kairo si propongono in un revival che strizza l'occhio agli American Football e a un po' tutte le band twinkle che gli American Football hanno ispirato. In un pezzo addirittura sentiamo il wurlitzer, strumento a cui gli American Football dedicheranno una canzone.

Sulle liriche c'è un discorso a parte da fare. Se Will Toledo dei Car Seat Headrest si è distinto per l'uso di un linguaggio meta-letterario e meta-musicale i Kairo si distinguono per un lirismo a tratti eccessivo ma peculiarissimo. Peculiare perché come fonte di ispirazione abbiamo niente di meno che il Vate della poesia italiana , D'Annunzio. Penso che una parola come "diafane" abbia pochissime ricorrenze nella musica leggera italiana e ovviamente nessuna ricorrenza si può trovare per "ancipite". "D'io" in cui troviamo la parola in questione è un omaggio sia a D'Annunzio con una ripresa del tema del superuomo sia agli Husker Du.

Quindi tra citazioni più colte abbiamo anche citazioni pop come nella bellissima title track in cui compare il verso "Our band could be your life" verso dei Minutemen, paladini della filosofia diy. Il pezzo è una celebrazione di questa scena e della musica in generale come strumento catartico. "Ad un deserto" parte in sordina con reminiscenze di un certo indie rock cantautoriale degli anni '90 italiani per poi esplodere in un finale più consono all'album e che ricorda gli Algernon Cadwallader.

Menzione d'onore al fantastico sax che ne "Il senso della fine" prende il posto della tromba che il buon Steve Lamos suonava nell'esordio degli American Football. I Kairo hanno assunto una forte consapevolezza di sé stessi sfornando un piccolo gioiellino della scena revival italiana che troppe volte è stagnante e senza soluzioni originali.

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