Se c'era una cosa da apprezzare nel debutto dei Kaiser Chiefs "Employment", oltre a una manciata di pezzi di notevole fattura, era la freschezza con cui riuscivano a proporre pezzi dall'incedere divertente e scanzonato. Pezzi che hanno scatenato paragoni tra i più disparati, tranne il primo che dovrebbe saltar fuori subito: i primissimi Blur, presenti nella struttura della maggior parte delle canzoni, nella tonnellata di coretti infarciti di "Na Na Naaa.. " e, a volte, nella vocalità di Ricky Wilson ("Saturday Night" era da denuncia, con Graham Coxon ad inizio pezzo che smanettava il suo motorino).

Con il nuovo "Yours Truly, Angry Mob", la ricetta è sostanzialmente immutata (scelta premiata dalla doppietta singolo/album in testa alle classifica inglese, più svariati debutti alla numero uno in vari paesi Europei); la produzione di Stephen Street (davvero pochi i suoi passi falsi, forse solo "A New Morning" dei Suede) aggiunge solo uno zinzino di impeto alle chitarre. Via con "Ruby", iper-ruffiano primo singolo (già una hit spaccamaroni anche qua in Italia) dotato di un buon ritornello da stadio (anzi, da coro da stadio) e una intro bella decisa di chitarra. La successiva "The Angry Mob" è un buon pezzo, forse il migliore del lotto. Caratterizzata da una sei corde debitrice degli ultimi Franz Ferdinand e da un bel cambio di ritmo nel finale, mantiene intatta l'energia sprigionata dopo la bella opener. "Heat Dies Down" potrebbe essere il singolo perfetto, mentre nello strepitoso ritornello di "High Royds" tornano prepotentemente a galla i Blur, con un giro di chitarra che farebbe sicuramente sorridere la faccia da secchione di Graham Coxon. "Love Is Not A Competition (But I'm Winning)" è una ballad acustica gradevolmente orecchiabile che ci può stare nell'economia del disco, con un bell'incrocio prima voce-coro, e fa il paio col lentone "Boxing Champ", quest'ultimo invece francamente inutile.

"I Can Do It Without You" e "My Kind Of Guy" (l'una stranamente Oasis-oriented, l'altra potrebbe essere un outtake di "Employment") hanno lo spiacevole retrogusto di riempitivo; si arriva così a "Everything Is Average Nowadays", veloce ed allegra, e "Learnt My Lesson Well", giocata su un ritmo claudicante e molto vitale. "Try Your Best" è forse l'unica sorpresa dell'album, aprendosi infatti su atmosfere tristi e sospese ed esplodendo in un finale dominato dalle chitarre e dai passaggi di batteria. La sorniona "Retirement" ci congeda da un disco che saprà invero appassionare gli amanti di certo pop giocoso e i fan della prima ora (e solo di quella) dei Blur, mentre farà storcere il naso a chi nella musica cerca profondità ed emotività.

Per dirla alla loro, Yours Truly.

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