I Kamelot il loro nome se lo sono fatto nel corso degli anni. La considerazione nei confronti del combo statunitense è cresciuta con il trascorrere del tempo, sia da parte dei fans, sia da parte della critica musicale. In particolare da "The Black Halo" in poi i Kamelot hanno sicuramente avuto una visibilità maggiore, che li ha portati ad essere una delle band cardine del power/gothic degli ultimi anni. Due sono state le personalità che hanno forgiato il loro stile: il chitarrista Thomas Youngblood e il vocalist Roy Khan. Quest'ultimo ha lasciato la band poco più di un anno fa, a causa di problemi personali che lo hanno allontanato dall'attività con i Kamelot.

Ora chi conosce i Kamelot sa che Khan è stato l'elemento che più di tutti ha contribuito a rendere la proposta affascinante, qualitativamente importante. Un timbro vocale e una capacità di interpretazione davvero degne di nota: era difficile sostituire la sua ugola, senza imbattere il suo successore in inevitabili confronti. La scelta è ricaduta su Tommy Karevik, già singer dei Seventh Wonder. E' il cambiamento di line up più significativo che ci poteva essere e nondimeno si porta dietro tante considerazioni, spazzate via con l'arrivo di "Silverthorn", pubblicato alla fine dell'ottobre appena passato.

C'è poco da dire sulla nuova uscita dei Kamelot: sembra "Karma" in versione più "pulita", "mainstream". C'è il riaffacciarsi ad un power metal che i Kamelot si erano riusciti a mettere alle spalle, trovando anche uno stile originale capace di unire melodia, partiture progressive metal, suoni atmosferici e sempre più spesso elettronici. A partire dal singolo "Sacrimony", proseguendo con pezzi come "Torn", "Veritas" e "My Confession" ci si accorge di come siano di botto finite le idee per la band, con riproposizione di mid-tempo tutti uguali, con chorus in stile Helloween, riciclati dalla lunga tradizione del power anni '90. La cornice di tutto questo è perfetta, i suoni pulitissimi, non ci sono sbavature: ma ciò contribuisce a rendere i pezzi di "Silverthorn" delle scialbe canzonette power metal dal piglio gothic "lacrimoso".

I Kamelot hanno fatto la loro porca figura negli ultimi anni: le loro pubblicazioni sono state un sinonimo di qualità per tutti coloro che amano il genere proposto. Detto questo, bisogna prendere "Silverthorn" per quello che è: un lavoro brutto, "facilotto", anche parecchio manieristico e lontano anni luce dai risultati raggiunti soltanto poco tempo fa dalla band di Tampa.

1. "Manus Dei" (2:10)
2. "Sacrimony (Angel Of Afterlife)" (4:39)
3. "Ashes To Ashes" (3:57)
4. "Torn" (3:52)
5. "Song For Jolee" (4:33)
6. "Veritas" (4:35)
7. "My Confession" (4:33)
8. "Silverthorn" (4:51)
9. "Falling Like The Fahrenheit" (5:07)
10. "Solitaire" (4:57)
11. "Prodigal Son" (8:53)
12. "Continuum" (4:15)

Elenco e tracce

01   Silverthorn (04:51)

02   Manus Dei (02:12)

03   My Confession (instrumental) (04:33)

04   Ashes to Ashes (instrumental) (03:55)

05   Song for Jolee (04:33)

06   Solitaire (04:56)

07   Manus Dei (instrumental) (02:10)

08   Veritas (instrumental) (04:34)

09   Sacrimony (Angel of Afterlife) (instrumental) (04:38)

10   Falling Like the Fahrenheit (instrumental) (05:06)

11   My Confession (04:33)

12   Silverthorn (instrumental) (04:51)

13   Falling Like the Fahrenheit (05:06)

14   Grace (03:24)

15   Kismet (01:41)

16   Sacrimony (Angel of Afterlife) (04:39)

17   Torn (03:51)

18   Prodigal Son (instrumental) (08:52)

19   Continuum (01:52)

20   Continuum (04:17)

21   Song for Jolee (instrumental) (04:32)

22   Prodigal Son (08:52)

23   Solitaire (instrumental) (04:56)

24   Ashes to Ashes (03:58)

25   Torn (instrumental) (03:51)

26   Veritas (04:34)

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