Venerdì 11 Luglio 2008.
Il giorno prima, mentre cammino per il centro di Napoli noto a terra un flyers attorcigliato, sotto la ruota di un motorino fermo. Poteva essere un flyers riguardante un concorso culinario o un centro per le ricariche per stampanti, ma quel lettering che si intravedeva non mi erano nuovi. "Karl Bartos Live@Arenile di Bagnoli".
Infatti questo live sarebbe dovuto avvenire più di un mese fa, il 6 giugno per la precisione. Invece non se ne fece nulla, causa pioggia (a giugno!?), essendo l'Arenile tutto all'aperto.
Quindi arriva quel 11 luglio, ore 22:30 mi dirigo a Bagnoli. La fila è decisamente minuta per entrare e la gente presente era decisamente poca in confronto al calibro dell'artista: signori parliamo di un certo Karl Bartos militante dei tedeschi Kraftwerk nell'epoca di maggior successo, davvero un pezzo di storia di quel genere.
Tempo un'oretta e mi rendo conto che lo spazio all'aperto sta diventando velocemente stretto quindi o era l'alcol o la gente iniziava ad affluire numerosa. La verità come sempre sta nel mezzo, ma in questo caso credo sia la gente dato che all'una, pochi minuti prima che entrasse Karl, si danno gli ultimi ritocchi e controlli agli strumenti (numerosissimi), mi giro e noto una platea numerosissima e noto nel contempo di trovarmi miracolosamente in prima fila. Ad aprire la serata sono due tizi che fanno musica techno dai suoni sperimentali e decisamente bravi ed ispirati quella sera, hanno saputo creare quell'atmosfera e riscaldare un pò il pubblico presente.
Ecco che i due dell'opening si allontanano dal dj set, una voce da documentario anni 30, in italiano inizia a fare un discorso sul non ricadere nel banale ogni qualvolta si parli di uomini e macchine: un entrata geniale.
In questi pochi minuti ne approfitto per girarmi attorno e vedere il tipo di pubblico accorso a quest'evento. Esso è sostanzialmente riconducibile a tre tipi stereotipati: quello venuto per ascoltare e degustare un live del signor Karl Bartos con le braccia incorciate e nasino all'insù, quello venuto per ascoltare e perdersi nell'elettronica dell'ex Kraftwerk e che ricorderà questo live a lungo, da grande fan qual'è, e poi c'è quello inevitabilmente, venuto perchè il prezzo era di soli 10 euro (assurdo), c'era haus e c'erano tante gnocche.
Personalmente credo di appartenere al secondo gruppo di persone. Ma basta perderci in inutili fronzoli perchè all'improvviso Karl appare lì, sul palco, davanti a me. Saranno stati in dieci ad accorgersi che era lui Bartos e non l'ennesimo tecnico elettronico ma poco importa perchè si presenta subito con dei numeri che cadono dallo schermo dietro: "Numbers" dei Kraftwerk è servita, un'emozione enorme per il sottoscritto. I brani dell'intero live sono ottimamente miscelati tra classici dei Kraftwerk (in scaletta "Robots", "Trans Europe Express","Computer Love", "Computer World", "Home Computer", "It's More Fun To Compute") e pezzi da solista. Per il pubblico ignorante (nel senso che ignora i Kraftwerk) ogni pezzo era accolto alla stessa maniera, ma per chi come me sa tutto dei Kraftwerk e nulla di Bartos solista, bè un pò di differenza c'è eccome. E Bartos se ne accorge di questo: infatti è visibilmente meno coinvolto quando esegue i brani classici della sua precedente vita, metre si esalta e cerca si spronare il pubblico nei sui brani solista. E devo dire la verità no ha tutti i torti: Karl da solista non è proprio niente male, a volte sembra di sentire i Kraftwerk del 2000, ma non dispiace, anzi. Brani come "15 Minutes Of Fame" o "The Camera" oppure "Ultraviolet" sono davvero ottimi brani, che si sanno adattare alle esigenze del terzo millennio diversissime da quelle dei Kraftwerk dell'epoca. Il tutto scorre, il corpo si muove, si danno botte e si ricevono, si rimane incantati dal ritmo e dalle immagini meravigliose che accompagnano ogni pezzo del live.
Karl rimane un'oretta e mezza prima di andarsene, ringraziare tutti, ignorare i vari urli ("bis", "tedesc e merd"), e dirigersi nel suo accampamento.
Mi giro ed ascolto ancora musica techno. Sono quelli di prima che continuano ancora per un'ora, ma decido di non tornare sotto al palco ma di allontanarmi verso una lettino da mare ed ascoltare in santa pace anche se letteralmente dominano e meravigliano: Karl è andato, ora posso tenere anch'io le braccia incorciate e il nasino all'insù verso il cielo stellato.
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