Da anatroccolo, non brutto ma sicuramente impacciato e limitato a splendido cigno nel giro di un solo album: prima del 1992 k.d. lang era una cantante country che si distingueva dalla moltitudine di colleghe tra Canada e USA più per il look androgino e la capigliatura a'la Elvis che per la voce, non del tutto valorizzata da un repertorio molto standard, direi quasi impersonale. La cantante originaria di Edmonton riesce comunque ad ottenere buone critiche e una certa notorietà, ma il potenziale della voce, il potenziale del personaggio meritavano decisamente di più, uno stile di maggior spessore, un orizzonte più ampio della provincia nordamericana, e con "Ingénue" arriva finalmente il salto di qualità. k.d. lang trova finalmente una cifra stilistica personale e soprattutto canzoni degne di cotanta voce; un nuovo percorso che inizia nel migliore dei modi, con un album fortunato e soprattutto impeccabile.

Già, ci troviamo di fronte il classico album che, come si suol dire, vale un greatest hits: le radici country confluiscono in un contesto più ampio, un sound semiacustico, confideziale, vintage e raffinato, melodie sinuose e piene di sfumature stilistiche ed emotive, abiti elegantissimi disegnati con il prezioso aiuto del co-autore Ben Mink e di un produttore abile e navigato come Greg Penny, perfetti per rivestire quel vocione morbido, rotondo e sensuale. Troppo facile citare il classicissimo "Constant Craving", soprattutto perchè "Ingénue" non si ferma di certo a questa pur splendida canzone; a mio parere il vertice più alto è "Still Thrives This Love"; dopo due pezzi dalle atmosfere rarefatte e meditabonde come "Wash Me Clean" e "So It Shall Be" il suo sferragliante ed inconfondibile attacco a suon di mandolino prende l'ascoltatore quasi di sorpresa, una sensazione che aumenta a dismisura con il dipanarsi sornione di questa languida serenata che rielabora sapientemente gli stilemi della canzone popolare mediterraea, specialmente nel ritornello, riproponendoli in una veste crooneristica di gran pregio. Se "Constant Craving" vi ha stregato allora "Season Of Hollow Soul" è la canzone che fa per voi, perchè ha tutta l'energia e lo spleen emotivo del celebre singolo, più uno stile ancora più affascinante: un po' più cupo, indugiante, venature jazzy, amosfere noir e un crescendo potente, carismatico, indimenticabile. Che dire poi di una spumeggiante ed autoironica "Miss Chatelaine", con un pezzo del genere k.d. lang mette in mostra il suo lato più piacione, più da diva, e lo fa senza scomporsi troppo, con un vivace ritmo di salsa, un po' di violini e un cantato che rimane soffice e burroso come nel resto dell'album. Un compromesso perfetto tra brillantezza e aplomb.

Tanti spunti e tante delizie nelle dieci canzoni di "Ingénue", la limpidezza e la tranquillità introspettiva di "Outside Myself", una perla che emerge in tutto il suo valore dopo alcuni attenti ascolti, "Save Me", ballata languida e sensualissima e "The Mind Of Love", più agile, ironica e spigliata, che rimangono parzialmente ancorate a stilemi country, ma con una personalità e un respiro internazionale completamente nuovi. Alla fine, quando si arriva alla decima e ultima canzone, "Constant Craving", si è già abbondantemente sazi: il brano a cui "Ingénue" deve la sua fortuna risulta quasi come un optional, un qualcosa in più che arricchisce ulteriormente l'album ma senza determinarne più di tanto il valore complessivo, e questo può voler dire una cosa sola: k.d. lang ha fatto strike. Per chi ama le belle voci femminili questa è quasi una tappa obbligata, più in generale è un disco perfetto per gente di buon gusto e senza fretta, un'attitudine indispensabile per gustare appieno tutte le sfumature e le emozioni di queste melodie vintage e sapientemente arrangiate.

Carico i commenti...  con calma