Scrive Jarrett: “Qui é racchiusa ogni nota che abbiamo suonato per tre notti. Non c'é stato alcun taglio, né la scelta di una take a discapito di un'altra. Questo genere di cose si fanno dopo che i musicisti sono morti o invecchiati, oppure se hanno cambiato in qualche modo direzione. E quando ciò avviene molto spesso é più per il valore del documento che per la qualità intrinseca della musica”.

Non é questo il caso, ovviamente. I sei cd del Blue Note, oltre a rappresentare una storica testimonianza, sono anche un miracolo musicale. Il trio per antonomasia degli ultimi trent'anni, si ritrova per tre sere consecutive nel giugno del '94 in un locale cult di New York per dar vita ad un tuffo nel passato; quasi come sciamani, in possesso dell'esperienza e della saggezza per rievocare gli antenati, i tre compiono un vero e proprio rituale sacro: i fantasmi degli antichi maestri del jazz riaffiorano in superficie, partecipano all'orgia bacchica e applaudono compiaciuti i loro discendenti, degni baluardi dei vecchi valori. non a caso Ivo Franchi, un noto critico italiano, considera il Blue Note come "il corrispettivo musicale di "Alla Ricerca Del Tempo Perduto" di Marcel Proust, il più grande e geniale omaggio letterario alla memoria."

Nell'intimità di un club, lontani dall'ambiente asettico e freddo di una sala da concerti, il processo può finalmente compiersi con vera, tangibile concentrazione; i tre mettono a nudo se stessi, attraverso una totale dazione di se che li porta ad entrare in contatto con la fiamma dell'ispirazione. Non hanno mai suonato meglio, e il pubblico é incredulo, entusiasta, attonito. I "velli" immolati a questa causa sono gli Standard, ovvero il Vecchio e il Nuovo Testamento del jazz. La scelta dei singoli pezzi conduce a continui rimandi... Miles, Bird, Bill, Ella, Billie, Thelonious, Duke, Sonny, Chet, persino Frank Sinatra! Le sorprese da scoprire sono davvero infinite... e come nota la Guida Penguin, avendo a disposizione tempo a sufficienza e molta attenzione, é affascinante sentire il pianista importare idee da un pezzo all'altro in notti diverse: frasi, risoluzioni armoniche fantasiose, improbabili salti di intervallo. E' un prezioso “insight” che permette di cogliere come mai prima d'ora quanto Jarrett possa essere spontaneamente creativo anche nell'ambito del meccanismo perfettamente oliato del trio.

Impossibile parlare delle singole traccie... sono 38! Alcuni highlights: una straordinaria “Autumn Leaves” di 26 minuti con una lunga introduzione del pianista; una “I Fall In Love Too Easily” che si fonde rapidamente, trasfigurandosi, con “The Fire Within”, lunga composizione modale di Jarrett di cui é difficile descriverne il fascino; “Things Ain't What They Used To Be”, cavallo di battaglia di Duke Ellington, qui presente in due versioni, di cui la seconda eccezionale, con un pianismo stride degno di Fats Waller; “My Romance”, delicato tributo a Bill Evans; “On Green Dolphin Street”, eseguita molte volte da Miles, che si fonde con “Joy Ride” di Jarrett, giocoso scherzo modale, semplice e melodico; e una sconcertante “Desert Sun”, quasi mezz'ora di improvvisazione su un pedale ipnotico, ossessivo, con forti tinte flamenco... é spietata e malvagia a tratti, rendendo veramente l'idea di un sole implacabile e assassino.

Ma quanto costerà mai questo capolavoro? 108 Euro, per la precisione (la ECM non é esattamente economica). Ma ne vale almeno il doppio! Perchè? 1) é sicuramente la più bella musica per piano trio degli ultimi trent'anni (almeno); 2) é nutrimento per mente e spirito; 3) non ha data di scadenza! Lo ascolterete tutta la vita, garantito!

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