Che Thom Yorke abbia lanciato una moda? Dopo che il folletto dei Radiohead, probabilmente per fronteggiare la poco gradita volontà dei compagni di ritornare con il gruppo ad un suono -sembrerebbe- più rock, ha lanciato il suo primo (ottimo) solo project (per ingannare il tempo aspettando la pubblicazione del nuovo lavoro del gruppo inglese prevista per il 2007), Kelly Jones degli Stereophonics decide di fare lo stesso pubblicando questo "Only The Names Have Been Changed".
I motivi sembrano essere diversi, però (siamo sempre nel campo delle ipotesi, non potendo ovviamente entrare nel cervello degli artisti in questione). Il disco di Jones, infatti, sembra più il frutto di un'urgenza espressiva dirompente, provata dal fatto che è stato registrato in un giorno e mezzo e solo con voce e chitarra. Quello di Yorke, al contrario, sembra un album molto più studiato e curato. Ma torniamo a mr. Kelly: il nanetto dei ‘Phonics, in quanto a sonorità, ci propone un semplice rock acustico fatto di arpeggi sognanti e la solita voce rauca ed espressiva; al contempo, musicalmente il disco di riferimento torna ad essere quel "Just Enough Education To Perform" che segnò la svolta semi-acustica del combo gallese, senza però quei toni sunny-pop che caratterizzavano brani come la strafamosa "Have A Nice Day". La caratteristica fondamentale a livello di liriche è che ogni pezzo porta come titolo un nome proprio femminile; leccaculismo nei confronti del gentil sesso, direte voi giustamente, ma anche (ci mancherebbe altro) una sana passione per le donne che sfocia in dieci piccole storie che ben calzano con le sonorità dell'album.
"Suzy" apre il disco, e già è un gran bel sentire, con la voce di Kelly che si adagia su una melodia lenta e prettamente acustica ed un ritornello iper-orecchiabile; è il canovaccio che seguono quasi tutte le tracce del disco. Si staccano per (poca) originalità tracce come "Jayne", unica rilettura degli Stereophonics presente nel lavoro (da "Live From Dakota" del 2006) che tenta una via melodica leggermente più elaborata e "Jean", stranamente aggressiva rispetto alla media del lavoro. "Violet", invece, è la canzone più "stereofonica" dell'album e sembra uscita dalle session del vecchio "You Gotta Go There To Come Back". Per chi è innamorato della vocalità e del songwriting di Kelly Jones, questo è un buon divertissement di una mezz'oretta in attesa del nuovo disco (che prevede, sembrerebbe, una maggior utilizzo dei cori a sostegno delle canzoni rispetto alla produzione passata del gruppo).
"Only The Names Have Been Changed" uscirà il 26 Marzo; su MySpace è già integralmente ascoltabile.
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