Il paradosso parte dai titoli di testa, prima che arrivino le immagini: sei il padrone di te stesso ma non avrai il tempo nemmeno per decidere quando andare a pisciare.
Maloney sciorina a Ricky Turner la giusta formula in cui inquadrare il lavoro.
Maloney è il capo della ditta di trasporti a cui Ricky chiede lavoro.
E' un bastardo e non si vergogna di dirlo.
E' il prototipo del negriero tecnologico.
Sei con noi ma non sei uno di noi.
Sei l'imprenditore di te stesso ma lo scanner per i pacchi sarà il tuo Dio, che saprà sempre dirti dove, come e quando.
Il mondo è una vampiro che ormai non ti fa più la cortesia di avvolgerti nel mantello prima di mordere, e Ricky non può che accettare.
La sera tornando da Debbie, Ricky le racconta del nuovo lavoro e di come poter ottenere il denaro che gli consentirà d'intraprenderlo.
Lei, madre e assistente domiciliare, che non sa dire no a nessuno, venderà la sua auto nella speranza di riprendere il filo di un sogno interrotto, quello di acquistare una casa.
Quello che viene dopo è la storia della loro famiglia e il loro destreggiarsi nell'incerto di una vita assolutamente comune.
Il tema politico in questo Loach rimane quasi sullo sfondo.
Lo leggi se ne possiedi le lenti.
E' una deduzione attraverso il quotidiano dei suoi personaggi.
Il tempo di consegna di un pacco che diventa più importante del tempo di un uomo.
La tecnologia che ci appare sempre più indispensabile ma che nemmeno troppo sottilmente ci orienta e controlla.
Una nuova forma di schiavitù a cui sembra non esserci rimedio.
E quello che rimane della lotta è affidato alla memoria delle foto in bianco e nero della vecchia signora assistita da Debbie.
La denuncia di Loach, con disincanto, si arresta alla dichiarazione di uno stato di fatto.
Rimangono le persone, con le loro emozioni, gli incastri, le disavventure del vivere ma anche l'ostinata voglia di un momento di quiete e gioia.
E ci sono passaggi d'intensa delicatezza.
Liza che accompagna il padre al lavoro, rimproverandolo con accondiscendenza per le sue sbadataggini.
Il loro panino consumato nel retro del furgone davanti ad un paesaggio assolato, indifferenti allo scanner che tuona il termine della pausa.
C'è l'adolescenza di Seb, la variabile umana che porta scompiglio nel tempo scandito al secondo di Debbie e Ricky.
Lui che ha la coscienza esatta di cosa non volere senza sapere ancora cosa desiderare.
Loach ne racconta le timidezze, le furberie, le spinte, le opposizioni.
Come il suo dire che la persona a cui tiene è solo un'amica perchè ancora non sa dare un nome ad un sentimento.
La fenomenologia dell'adolescenza Loach la conosce bene e la mostra così come si manifesta.
E tutto, in questo Loach probabilmente unico, senza alcun artificio, senza alcun divo alla sua ennesima prova magistrale, illuminato solo da una sapiente, profonda semplicità.

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