«Anti Human
Anti Life
Anti Christ»
Con le frasi che vedete in testa alla recensione, il duo norvegese Khaos Aura presenta la sua terza opera lunga, "Thorn Bringer", rilasciata a fine giugno 2025 tramite la semisconosciuta etichetta Sonorous Night.
Come si può facilmente intuire dalle prime tre frasi, si tratta di un gruppo che propone una forma di Black metal quanto mai tradizionale, sia in termini stilistici che di produzione (lo-fi), dove la voglia di innovare è pari a zero, così come la fantasia non è propriamente ai suoi massimi livelli. Tuttavia, ho deciso di supportarli ugualmente: un po’ perché sono un blackster incallito e non potrei mai abbandonare un certo tipo di sonorità; e un po’ perché il cuore dei Khaos Aura pulsa sangue nero con tanta di quella veemenza e nostalgia per un passato glorioso – affondante le sue radici nei primi album dei Gorgoroth e di Burzum – che non potevo restarvi indifferente.
I due norvegesi riescono a tenere alto il filo del pathos, e con tremolo minimali, sezioni atmosferiche dove si avverte un leggero utilizzo di synth tra i riverberi, e qualche altra effettistica che dona un tocco di misticismo nordico, insieme a ruvidi intarsi melodici, scaldano l’anima e avvolgono con tutto il fascino elitario della vecchia fiamma nera...
Lì, dove domina il distacco, l’alienazione ai limiti dello psicotico... Dove soffia forte il vento epico e malinconico dei fasti della tradizione norrena... Dove, tra i vortici oscuri, si concretizza il mito... Lì si stabilizzano i Khaos Aura.
Indubbiamente, "Thorn Bringer" non è un capolavoro, e difficilmente gli si potrebbe attribuire più di un 7,5... Tuttavia, qui dentro, la passione brucia forte.
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