Questa è gente nata per perdere, che aveva tutte le possibilità artistiche e tecniche di essere tra i migliori, di alloggiare in lussuosi alberghi con piscina e usare la limousine ad otto posti con autista per andare ai concerti, ma che invece è stradannata per il resto della vita, costretta a farsi fotografare in copertina con il giubbettino di plastica da un dollaro e le occhiaie da tossico perso con lo sfondo dei grattacieli della Grande Mela.

E' il destino delle New York Dolls, che forse più di chiunque altro hanno fatto quella camminata sul lato selvaggio della strada. Arthur "Killer" Kane era il bassista delle Dolls che già avevano perso il batterista Bill Murcia per problemi di droga. Alla fine del 1974 si ritrova letteralmente in mezzo ad una strada. Un incidente con la ragazza gli aveva portato via mezzo pollice e le "bambole" erano andate in tour sostituendolo con un roadie.

Il bello è che in mano ad un manager come Malcom Mc Laren (in trasferta-apprendistato in Usa) le New York Dolls si sfasciano in tour proprio come i futuri Sex Pistols qualche anno più tardi. Nella Big Apple il loro look da battone aveva un significato, nel reazionario sud degli States un altro. Soprattutto quando un genio come Mc Laren li fa esibire con la bandiera falce & martello come sfondo... Johnny Thunders e Jerry Nolan se ne vanno per formare gli Heartbreakers e volano in Inghilterra per dare lezioni di rock agli incapaci punkers, mentre Killer Kane si rigira i pollici (ormai a posto) a zonzo per il natìo Bronx dove l'eroina è a buon mercato e dove è difficile che un etichetta discografica sia disponibile a mettere sul libro paga un ex Dolls tossicodipendente e per di più alcolizzato perso.

Ma nel 1976 questo ep con appena tre canzoni fece capire al ragazzino chiamato Supersoul che il rock è magia. L'intro di chitarra di "Mr Cool" è da brivido sporco e incerto, la voce da disperato cronico di Blackie Lawless (futuro frontman dei famigerati WASP) è capace di sciogliere il più roccioso dei cuori. L'assalto sonoro di "Long Haired Woman" con il riff raddoppiato delle chitarre e il basso pulsante di Killer Kane è un inno alla vita pericolosa. Il r & b violento di un brano come "I don't need You" ricorda tanto la scrittura del duo Jagger/Richards finalmente scesi sulle strafatte strade americane del vizio con ventisette dollari stretti nella mano.

In un attimo la crudezza stradaiola, marcia e puzzolente di tre brani spazzava via lo stanco hippismo alla Fleetwood Mac dei miei coglioni che scimmiottava quello glorioso di fine sessanta al quale non avevo potuto partecipare per ragioni anagrafiche. I Ramones di lì a poco avrebbero sparato a tutto volume i tre-accordi-tre di "Blitzkrieg Bop" e tutto sarebbe per fortuna cambiato, ma consentitemi di dire grazie ad Arthur "Killer" Kane.

Che come tutti i losers ha avuto una vita da romanzo. Dopo aver tentato il suicidio nel 1989 inebetito da droga e alcool, durante la permanenza in ospedale viene in possesso del libro dei Mormoni e ne diventa un osservante modello. Trova lavoro part time nella libreria della chiesa Mormone di Los Angeles e sembra felice. Intanto altre due ex Dolls (Thunders e Nolan) lasciano questa valle di lacrime e quando nel 2004 Morissey, presidente del New York Dolls' British Fan Club, riorganizza i superstiti per dei concerti alla London's Royal Festival Hall, il nostro Killer Kane è entusiasta di ritrovarsi a suonare con i vecchi amici Johansen e Sylvain.

Ancora per poche ore perché nel luglio 2004 si sente male e gli diagnosticano una leucemia avanzata che lo fulmina.

"Nothing to do, nothing to say /Born to lose, baby, I'm born to lose"

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