Ed ecco a voi l'unica opera del Re Cremisi che penso (ma non sono l'unico) si possa definire """"""brutta"""""". Eh, già, perché 'Thrak', pubblicato ad undici anni dall'ultimo 'Three Of A Perfect Pair', è un disco che, nonostante prepari le sonorità (assieme a 'The Construktion Of Light') dell'ultimo quasi-capolavoro 'The Power To Believe', non ha lo stesso livello di ogni disco precedente dei King Crimson.

Al disco sono presenti in line up ufficiale l'ormai classico Fripp ed Adrian Belew alle chitarre (il secondo anche alla voce), Tony Levin e Trey Gunn agli stick bass e Bill "polipo" Bruford coadiuvato da Pat Mastellotto alle batterie (non per nulla questa formazione, praticamente composta da due gruppi, viene chiamata da Fripp "doppio trio"). Il primo lotto di quattro composizioni non è un buon inizio: "Vroom" non è altro che una divagazione su "Red" non particolarmente brillante (sebbene di buon impatto), "Coda: Marine 475" è quasi imbarazzante con la sua musichetta da carillon a fare da sottofondo ad un guazzabuglio chitarristico per nulla invitante, "Dinosaur" mette addirittura terrore nel suo procedere scontatissimo senza quasi alcuna originalità e "Walking On Air" sembra quasi una copia di "Two Hands" (da Beat), ancorché piacevole da ascoltare.

Già da queste composizioni si capisce, tuttavia, che il Re ha deciso di intraprendere una strada meno melodica di prima, tendendo più allo sperimentale; salta all'orecchio anche un'impoverimento della base ritmica, nonostante la presenza, appunto, di due batterie e due stick bass (ascoltare "Dinosaur" per credere". a questo primo insieme, tutt'altro che invitante, seguono quelle che, probabilmente, sono le migliori canzoni dell'album: "B'Boom" e la title-track, due deflagrazioni possenti ed improvvise. La prima mostra una base ritmica finalmente decente, con un buon assolo di batteriE in finale, mentre la seconda recupera un grande lavorìo chitarristico esplosivo ben sostenuto dalle due batterie e dai due bassisti. "Inner Garden 1" segue queste due esplosioni con la propria atmosfera "acusticamente tesa" su cui Belew innalza uno dei propri migliori cantati (IMHO). Tuttavia, il disco ha un altro crollo improvviso con "People", una canzonetta senza né arte né parte quasi irritante, e "Radio 1", un'inutile accozzaglia di rumori cacofonici.

C'è un altro tentativo di risalita con la inquietante "One Time", "Inner Garden 2", bella sebbene sia una copia della prima parte (inframezzate da un'inutilissima "Radio 2") e "Sex Sleep Eat Dream", una canzone sulla scia di "Dinosaur" ma molto più ispirata, che, tuttavia, anche a causa delle ultime due composizioni ("Vroom Vroom" e la rispettiva coda, due futili riprese della prima canzone) non riesce a mantenere alte le sorti dell'album.

'Thrak' è, insomma, un album cui manca poco per assurgere, quantomeno, alla decenza, l'unico album molto poco ispirato del Re, che, però, risulta almeno significativo per il successivo sviluppo della musica del gruppo, che virerà verso un'aggressività metallica (ma non metallara). Non inascoltabile e non del tutto da dimenticare.

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