King Diamond. The King. Uno dei migliori esempi di devozione alla propria arte ed al proprio genere. Chiunque abbia familiarità con uno dei suoi lavori sa perfettamente cosa aspettarsi. Portabandiera di un sound esclusivo e imprescindibile (attualmente senza rivali), lo storico leader dei Mercyful Fate decide, centrati in pratica tutti gli ambiziosi traguardi che si era prefissato, di tornare a sfidare l'opinione pubblica rimettendo mano ad uno dei concept più belli che la storia musicale ricordi: Abigail ovvero l'esoterico al servizio della psiche.

Siamo nel 2002, sono trascorsi ormai 3 lustri da quello splendore e, se è vero che il Re danese non ha mai rinnegato la propria fede ostinandosi a offrire un Heavy Metal passionale, per molti versi tradizionalista, si potrebbe facilmente insinuare che un titolo roboante come ''Abigail II - The Revenge'' nasconda dietro di sè una specie di bluff orchestrato furbescamente a scopo finanziario. Per fortuna così non è, dal momento che i tredici pezzi qui inclusi riescono, quasi del tutto, a tenere testa all'adorato caposaldo, ancora oggi in cima alle classifiche di gradimento di molti fan (nonchè mie).

A partire da ''Spare This Life'' (una rabbrividente intro a base di tastiere, suoni cupi e voci torve degne di un film dell'orrore) fino al pianto addolorato della conclusiva ''Sorry Dear'' vengono splendidamente ricreate le lugubri e spettrali atmosfere che rappresentano il marchio di fabbrica di King Diamond. Ed ecco allora melodie vincenti, chitarre nutrite e corrosive (fantastici gli assoli della coppia Andy LaRocques/Mike Wead), sezione ritmica sempre all'altezza delle circostanze composta da Hal Patino al basso e da Matt Thompson alla batteria; in questo contesto si colloca la superba ugola di King la quale, a dispetto del trascorrere degli anni, non solo non lascia intravedere alcun segno di logorio, ma, al contrario, sbalordisce ogni giorno di più per la sua innata adattabilità ai vari registri.

Non c'è spazio per le ballad propriamente dette, ma soltanto una caterva di roboante e massiccio metallo scaricato sull'ascoltatore con naturalezza e padronanza; una vero e proprio addestramento all'Heavy Metal, capace di rinfrescare l'abbondanza del passato senza per questo spingerci a vivere di solitarie quanto patetiche reminiscenze nostalgiche. Canzoni come la fulminea ''The Storm'', i magnifici cori di ''The Whellchair'', il mid-tempo mozzafiato di ''Mansion In Sorrow'' o le scheggie impazzite ''Miriam'' e ''Spirits'' dimostrano come l'Heavy Metal non debba avere necessariamente bisogno di essere adornato di strutture sinfoniche elaborate per apparire, ai giorni nostri, con tutta la sua proverbiale energia.

Ennesimo grande album per King Diamond. Ascoltarlo e rendegli omaggio è solo il minimo che si possa fare. 

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