Era un perfetto girotondo la vita di Kip Winger fino al 1996. Solo che al tutti giù per terra la moglie è finita sotto. Terra, appunto. Credevo che si sarebbe portata via tutta la creatività di Kip, la sua connaturata abilità nel mescolare il dovere (hit pop rock) con il piacere (hr con illuminate intuizioni avanguardiste). Kip fino a quel punto aveva fatto musica in maniera particolare. Quando sei adolescente capita che ti abbotti di dischi per i quali poi subirai i perculeggiamenti, le derisioni e l'autovergogna per averli ascoltati. Nel caso dell'hard rock melodico per molti è così (ma non per me). I Winger, invece, eccetto le ballatone da pomiciata (a qualcosa servivano, no? no, diranno molti tapìni) avevano scritto e interpretato brani insoliti, lavorando su un materiale così trito e ritrito da risultare plasmabile a proprio piacimento. Non che abbiano fatto una rivoluzione ma ci hanno messo dentro davvero tanta dignità e qualche semplice buona idea per aprire la strada a codici e prospettive interessanti. Per me assolutamente coinvolgenti. Dignità, dicevo. Cosa che forse agli americani non è mai piaciuta tanto perché, in fin dei conti, i nostri sono stati sempre un gioiello  delle seconde linee.

Una pallottola alla tempia di questa digressione e siamo di nuovo al 1996, in una casa vuota e piena di miraggi dove l'unica cosa che appare chiara è la linea del livello del whisky nella bottiglia che non accenna a restare ferma. E insomma, così non può andare. O potrebbe anche andare solo che ci sono bambini, immagini e suoni che fanno capire al nostro che alcune cose da dire non sono state seppellite e che c'è ancora qualcuno con cui confidarsi:il pubblico. Passa il tempo, atermico, isolato, privo di alcuna collocazione. Suona il telefono, suona altre venti volte, e dentro Kip si fa strada una musica cubitale che chissà come suona in studio. Venti telefonate, venti tra amici e parenti, venti - oltre Kip - in sala di registrazione.  Cosa ci fanno un mandolino, un pianoforte a coda, violini e violoncelli, trombe e flauti quando si parla di Winger? Non è una barzelletta. E' la genesi di un disco che era difficile aspettarsi e che ha cristallizzato un momento di dolore e di dolcezza in maniera estremamente chiara, dinanzi al quale non si hanno dubbi. Quell'uomo è proprio fatto così. Ci sono le debolezze, i tremori, le sveglie di soprassalto nel cuore della notte, l'assenza e il vuoto, i mille pensieri di rivalsa impossibile e cosmica, le mani e le carezze, l'amore caldo, nel letto. E il sudore, i gemiti, la nascita e la morte, una casa grande quanto l'universo e piccola come il punto che ci sarà alla fine di questa frase. Sappiamo tutti benissimo quanto riusciamo a sentirci infinitamente propulsivi nel nostro cercare di gonfiarci di pensieri per non avere quelli brutti, e quanto ci piace passare inosservati, mentre dominiamo il mondo perché abbiamo appena avuto l'amore. C'è tutto questo normale essere umani, c'è una forma di potere esercitata solo su se stesso da parte di Kip, una elasticità inusitata ed una urgenza espressiva figlia dell'istante che o lo cogli al volo o un giorno ti sentirai coglione.

Non c'è modo di averla vinta sull'unica cosa certa della vita, non c'è appiglio irrazionale che tenga. C'è solo il modo che ognuno di noi riesce ad edificare (cazzo, magari sapessero farlo tutti!) per lanciare ganci in ogni direzione e poi vedere quale funziona di più. Kip Winger ci ha provato con la musica ed ha fatto bene. Ha abbandonato completamente i chitarroni e le mazzate glamour e, dettando solo le linee melodiche, ha lasciato tutti fantasticare in un'orchestra che di onirico ha poco ma che con i sogni ci sa fare alla grande. Ci voleva la morte della sua metà per far emergere il Kip più vivace e vitale.

Quest'opera rock non è per i farisei dell'indie rock. Eh eh. Non aspettatevi di entrare in un qualcosa che mescola jazz, blues o chissà che. Questo disco è Kip Winger in valore assoluto e quindi senza alcun tipo di segno di accompagnamento. E' quell'intelligenza con i suoi fronzoli che stavolta non vengono piegati alle richieste di ammiccamento delle case discografiche. E' un disco che non gli avrebbe potuto negare nessuno e che si è rivelato un successo composto, sicuramente indimenticabile per molta gente worldwide.

Per rendervi le idee un po' più chiare, potrei suggerirlo a debaseriosi come pier_paolo_farina (che sicuramente lo conosce già) o fedezan76 (magari anche lui lo conosce). Per il resto l'ho suggerito a me, come palliativo per i miei pruriti del cazzo. E non prendetemi in senso letterale. 

Elenco tracce testi e video

01   Kiss of Life (04:23)

02   Monster (05:47)

03   Endless Circles (05:31)

04   Angel of the Underground (05:37)

05   Steam (03:58)

06   I'll Be Down (04:33)

07   Naked Son (03:56)

Mother I am your naked son Wonder If god is in anyone Your land Smeared into ruin and dust Why have we all turned to stone? Have you foreseen this... Timezone The curse of a thousand tears Your heart Stilled by a burning spear Ashes As far as the eye can see If truth in everything is lost I am the dream of... Voices Deep in the red Kundalini rise up from the dead Lost tribes Pounding their drums See the cobra come Naked son Wolfheart Howling into the wind Eagles Flight will begin again Desert The sky will return to see If truth in everything is lost I am the dream of... Voices Deep in the red Kundalini rise up from the dead Lost tribes Pounding their drums See the cobra come Naked son Dance fire medicine man Kundalini rise up from the dead Strike back at the black tongue See the cobra come, bring the naked son We will be as one... Mother Blue water all over me How can believe in all this echo... Echo Is there still time? Wonder If god is in anyone...

08   Daniel (04:18)

Daniel stares over LA
Tiny little stairs over his head
Out on the lamb
His lying's on the loose
King of the jungle
Running from the truth
(Don't look now, the light just turned red)
Tiny little stairs over his head
Now he's just sitting by the rainbows end

Not missing this place
Empty faces
Not missing anything
I know that for sure
His has never been good luck
Only strange luck
Somewhere he lives again
I know that for sure
(and the lights are fading)

Daniel fled in a hurry that day
Down the little stairs
Back in through is head
Holdin' up the world
He's crying everyday
Couldn't lock the door
From the life that he blamed
(Don't look now, the light just turned red)
Tiny little stairs over his head
Now he's just sitting by the rainbows end

Not missing this place
Empty faces
Not missing anything
I know that for sure
His has never been good luck
Only strange luck
Somewhere he lives again
I know that for sure

(And the lights are fading)
(I'll be waiting for that day)

Not missing the eastside
Not missing the westside
Not missing anything
I know that for sure

09   How Far Will We Go (04:55)

10   Don't Let Go (04:44)

11   Here (05:19)

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