La depressione, l'ansia, la negatività.

Forse Kiss It Goodbye è il più grande esempio di band hardcore anni novanta, (secondo me superiori anche ai Deadguy, formazione in cui militavano tre dei quattro membri dei KIG), in cui questi sentimenti confluiscono in maniera così diretta e sconcertante. Una band così fondamentale e così presto dimenticata. Forse perché troppo grande, per questo mai compresa fino in fondo.

Prendete i primi vagiti discografici degli Helmet, quelli prodotti da Glenn Branca per intenderci e i primi due album degli Unsane come termine di paragone. Ma tutto qui, suona maledettamente più pesante, asfissiante e doloroso. La produzione dell'album affidata al guru dell'alternative metal Billy Anderson è perfetta, claustrofobica, oscura, a tratti inascoltabile per la sua pesantezza. I suoni sono bassi, lugubri, profondi, acidi, il cantato è un rantolo disumano, è un delirio di ossessioni urbane, metropolitane, una depressione che affonda le sue radici nella totale alienazione che deriva dalla struttura della società civilizzata, dalla difficoltà dei rapporti umani, dall'impossibilità di discernere il bene dal male, che rende il soggetto fragile, impotente, destinato senza via di scampo al suicidio dei sensi.

In questi brani si sente e si respira a pieni polmoni la puzza di zolfo, i riff di chitarra suonano dissonanti, reiterati, slabbrati, bestiali, saturi fino al midollo.

Il brano d'apertura "Helvetica" è lo specchio di un anima che collassa, distrutta dalle sue ossessioni quotidiane, dalle paranoie più aberranti e della paure più ancestrali. Dalla frustrazione che viene resa materia sonora incandescente, destinata a corrodere e disintegrare le orecchie dell'incauto che si cimenterà nell'ascolto di quest'opera.

Un solo album, questo e "Choke", un ep di venti minuti scarsi, per entrare nella storia della musica pesante. La band si è disciolta nel giro di pochi anni, ma forse è meglio così, di loro rimarrà per sempre il ricordo lucido di un gruppo unico nella sua follia, imparagonabile e impareggiabile, per dirla in altre parole:

Inimitabile e Monumentale.

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