Sascha Konietzko è una delle personalità più importanti e probabilmente più sottovalutate del panorama Industrial Metal. Ha influenzato il Cyberpunk anni '80, ha saputo portare ai limiti lo sviluppo dell'EBM ed è stato uno dei precursori e successivamente esponenti del genere. Questo album è la prima testimonianza ufficiale del sua band, i rinomati KMFDM (Kein Mehrheit Für Die Mitleid), ed è un buon disco, da cui sono riconoscibili tutti gli elementi che caratterizzeranno il sound della band negli anni successivi.
Tuttavia ho scelto di recensire questo disco non per il valore musicale, seppur di buon livello, poiché gli stessi KMFDM hanno raggiunto vette più elevate (con gli album Naïve, Angst e Nihil), ma per la rilevanza storica di questo. Infatti, a mio avviso, questo album rappresenta, nel 1986, una sorta di riepilogo dello sviluppo della musica Industrial e EBM fino ad allora. In questo album, i KMFDM sembrano ripercorrere il percorso sperimentato dai Throbbing Gristle alla fine degli anni '70, dai D.A.F. all'inizio degli '80 e anticipare di circa un anno "The Land Of Rape And Honey" dei Ministry, e quindi la formazione dell'Industrial Metal.
Con la prima traccia, "Kickin Ass", il gruppo dimostra di aver appreso al lezione impartita dai Cabaret Voltaire con "Red Mecca" circa sei anni prima: all'elettronica ritmata e minimale si aggiungono il basso in primo piano e la batteria cadenzata, il tutto "ornato" da qualche gradevole passaggio di chitarra. La seguente "Me I Funk" è a mio parere la più originale e interessante proposta del disco: lunga otto minuti, inizia con circa un minuto di drum machine accompagnata da sintetizzatori martellanti, prosegue con una lunga strofa cantata in modo aggressivo e impetuoso, associata ad un motivo di basso incalzante, continua con una progressione condotta dalla chitarra, che viene però interrotta da un momento di quiete governato dal basso, che conduce a sua volta ad una splendida parte quasi sinfonica, in cui ai violini vengono sovrapposti suoni di drum machine e sintetizzatori, per poi ritornare al ritmo iniziale.
La title-track presenta invece un Industrial primordiale; è infatti, una specie di collage di voci e testimonianze che compongono un testo di denuncia verso la politica degli Stati Uniti, che vengono supportate da una base sintetizzata dal ritmo rilassato e da un ritornello composto dalla frase "what do you, what do you know?". Altro pezzo degno di nota è senz'altro "Itchy Bitchy", canzone dalle sonorità Techno-EBM, con un testo ironico che risulta ballabile grazie anche al solito ottimo lavoro del basso. Il resto delle tracce è per la maggior parte strumentale, ed è frutto di un grosso lavoro da parte di ognuno dei componenti (praticamente ognuna di queste canzoni è stata progettata da uno dei quattro musicisti), e musicalmente ripropone ancora una volta un Industrial canonico accompagnato dal basso e dalla batteria, ritmato, ripetitivo, volutamente provocatorio.
Questo album è quindi un album di passaggio, che musicalmente non propone nessuna rivoluzione ma al contrario un lento sviluppo nel passaggio tra Industrial e Industrial Metal, quasi come un precursore dell'avvento del genere.
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