"Orobas è un potente Gran Principe dell'Inferno, con venti legioni di demoni sotto il suo controllo. Si crede che dia risposte veritiere se interpellato su eventi del passato, del presente, del futuro e della creazione del mondo; pure può conferire cariche pubbliche e clericali, e il favore degli amici e dei nemici. Orobas è fedele a colui che lo evoca, e non permette che nessun spirito lo tenti, e non tradisce mai nessuno. È raffigurato come un cavallo che si trasforma in un uomo a richiesta di chi lo evoca. Il nome viene dal latino "orobias", che è un tipo di incenso."
Questo è quello che si trova su Wikipedia, se volete saperne di più e cimentarvi nell'evocazione consultate la "Goetia" di S.L. MacGregor Mathers (1904), oppure la "Pseudomonarchia daemonum" di Johann Wier (1583) o il "Dictionnaire Infernal" di Collin de Plancy (1863). Altrimenti accontentatevi del disco come il sottoscritto.
Quarto volume della seconda serie "Masada", di cui ogni capitolo pare dedicato ad un arcangelo delle tenebre (ci sono già stati "Astaroth", "Azazel" e "Malphas", quest'ultimo recensito da Sfascia). Zorn ha composto un sacco di nuovi pezzi Masada, affibbiando a ciascuno un titolo preso dal mondo della demonologia, forse per dimostrare, se ancora ce ne fosse bisogno, poteri di tale natura. Tutti sanno che i bluesman hanno venduto l'anima al diavolo in un crocicchio, perchè quindi non riattingere alla tradizione?
In ciascun volume della serie la parte dell'arrangiamento è affidato ad un musicista o ad un gruppo diverso del folto numero di brillanti musicisti che gli gravitano intorno. Stavolta è il turno di Koby Israelite, spumeggiante polistrumentista nato a Tel Aviv. La cosa particolare di questo disco è che Koby praticamente suona tutti gli strumenti dell'orchestra, a parte credo la tromba, usando successive sovra-incisioni. In questo modo ha un controllo pressochè totale sull'arrangiamento, a scapito forse del processo di mutua interazione che ha di solito una piccola orchestra, dove bassista, percussionista e soloista si influenzano a vicenda in real time. Il risultato comunque è impressionante anzichenò. Perchè il Koby di musica ne conosce veramente parecchia. Anzitutto gli strumenti: Bouzouki, Flauto, Chitarra, Percussioni, Fisarmonica, Basso (Electrico), Drums, Tastiere, Voce, Banjo Indiano.
E di generi pure, dalla musica tradizionale ebraica, alla classica (ha studiato in conservatorio), all'heavy metal, al punk, al Gypsy passando attraverso il funk. Dire pazzesco è dire poco. Somiglia nel complesso abbastanza al sound della formazione "Naked City", ma in effetti con la differenza che il taglio ebraico-etnico e in questo caso pure gypsy è molto più marcato.
E mentre nei "Naked City" la musica aveva una struttura a blocchi, cambiando di genere nello spazio di pochi secondi, qui ci troviamo davanti a qualcosa di più omogeneo e di meno sperimentale se vogliamo. Secondo me veramente originale e godibilissimo, come gli altri volumi della serie "Book of Angels", che secondo me sono tra le più interessanti uscite recenti su Tzadik.
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