"La musica popolare" diceva il mio amico Samuel, clarinettista, "è semplicemente improvvisazione su alcuni temi che si ripetono". Samuel, 19 anni, è un francese al 100%, che si è diplomato al conservatorio e in teoria, dato il talento e la giovane età, era avviato ad una carriera classica o al jazz. Però un giorno Samuel si imbatté in Alexis, un accordeoniste ebreo franco-polacco, e in quel momento la musica klezmer entrò nella sua vita per non uscirne mai piu'. Ora Samuel poteva improvvisare su qualcosa di travolgente e struggente allo stesso tempo e si è unito ad un gruppo di ebrei di Parigi che vengono da ogni angolo del mondo a suonare con il suo clarinetto la musica yiddish.
La tradizione klezmer non appartiene a nessun paese in particolare perchè appartiene a tutti, ha influenze che vengono da ogni dove ed è quasta la sua forza. La musica dei balcani, tra le musiche popolari, è una della piu' meticce, come la gente che ci abita, tanto è vero che la Macedonia si chiamava così fin dai tempi di Alessandro Magno perchè designava un miscuglio di popoli e razze. E se funzionasse così bene come per i suoni, saremmo a cavallo: ecco allora che si intrecciano ritmi tzigani, jazz manouche (quello suonato dagli zingari), musica araba, suoni armeni, serbi, bosnici, greci, turchi, melodie slave e russe. Il risultato è sorprendemente compatto, travolgente, malinconico e in una parola irresistibile. La musica dei balcani è diventata, tra le musiche popolari europee, la piu' famosa e amata, specie dal pubblico giovane, grazie al successo dei film di Emir Kusturica che di questa musica ha fatto non solo la colonna sonora dei suoi film, ma il suo mondo. Un mondo folle fatto di zingari, ubriaconi, vagabondi, tutti vitalissimi e liberi. Questa cosa forse a noi dà un pò di senso di nostalgia, di quando eravamo poveri, nomadi e senza troppi problemi.
Il legame di Kusturiza con la musica balacnica passa attraverso Goran Bragovic, che della sua musica popolare è uno dei piu' famosi interpreti e innovatori: prima che decidessero di non parlarsi piu', c'erano Kusturica, Bragovic e la Kocani Orkestar, la brass band che accompagnava l'artista.
E' vero, visti da fuori sembrano un gruppo di zingari ubriachi, che girano il mondo con percussioni, ottoni e tanta carica (e suonano tutto in piedi), e lo sono anche, ma sono dei musicisti eccezionali, alcuni di loro uniscono l'istinto ad una formazuione da veri jazzisti, ma quello che piu' conta, sono una tale gioia per le tue orecchie.
La Kocani Orkestar sale sul palco della Cascina Monluè alle dieci, uno dietro all'altro, suonando, e poi attaccano uno dei loro pezzi indiavolati, in levando. Il pubblico milanese è quanto di peggio si possa trovare davanti un artista, fermo e gelido com'è, ma loro non demordono. Schierati sul palco, con tromba, trombone, sax, tapan (uno speciale tamburo bipelle), e djambé provano con una musica sinuosa arabeggiante, e anche le signore cominciano a muovere i fianchi. Sciorniano un pezzo dopo l'altro, imperturbabili, senza stancarsi mai, e alla fine si esibiscono in una brass cavalcata lanciata ad una velocità folle, e anche i peggio incominciano a ballare, a roteare e loro hanno raggiunto il loro scopo, liberarci. Non è ancora finita: in barba al service efficentissimo nord italico fatto di luci e suoni perfetti e rispetto degli orari, i nostri eroi scendono dal palco e incominciano a suonare tra le persone, che li seguono ballando, come i topi con i pifferaio magico. Niente sembra farli stancare, forse potrebbero continuare tutta la notte e ci regalano anche una chicca: "miserlou" in versione tzigana. E in quel momento ha pensato, "eh, sì, alla fine è un pezzo vostro". anzi, è nostro. Tutto quello che la gente balla e canta in modo così spontaneo e giocoso, è nostro patrimonio.
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