Sarà capitato un po' a tutti di alzarsi la mattina alle cinque per un importante appuntamento di lavoro, di farsi una bella toeletta in quel del bagno di casa e -ohibò- lasciarsi scivolare incautamente di mano il prezioso sapone Rexona approntato per il visino; bene, improperi ed esclamazioni varie, poi la raccolta di quello che, appena caduto a terra, è ormai un lontano parente del sapone che stavate maneggiando: peli e peletti vari (ma da dove diavolo escono mai fuori?), polvere, insettini... mannaggia, le pulizie di primavera le rimandiamo sempre in estate, ed è metà maggio. E adesso? Sciacqua che ti risciacqua, i peli non si staccano mai, e vada in malora chi ha infarcito di grassi questi maledetti cosmetici: l'acqua non li scalfisce, semmai peggiora la situazione. E così, ecco il problema saliente: come meta-lavare. Insomma, come lavo ciò che serve a lavare, come riparo ciò che generalmente serve a riparare. Ecco, qualche sera fa mi si è rotto il rocchettino dello scotch: ho staccato un pezzo di nastro adesivo alla bell'e meglio e ho cercato di risanare i pezzi di plastica appena rotti... nulla da fare. Non sapevo meta-riparare. L'oggetto per risolvere l'oggetto, ecco la chiave di tutto: come diavolo si fa?
Come risolvere questo problema sostanziale? Come discutere l'oggetto stesso della discussione? Questione di difficile risoluzione.
I Kraftwerk hanno risolto il dilemma. I Kraftwerk? Sì, proprio loro. Con "Computer World" del 1981, la band tedesca pone sul piatto la risoluzione del dedalo, con un'innovazione contenutistica e formale senza pari: circuire l'oggetto attraverso l'oggetto stesso, parlare dell'elettronica attraverso l'elettronica, la meta-elettronica. Lampo di genio. Attraverso le più graffianti sensazioni elettroniche, Hütter e compagni parlano dell' ormai generalizzata rivoluzione tecnologica di inizio anni '80: "Crime, Travel, Communication, Entertainment, Computer World" recita la title-track dell'album, con l'espressa volontà di elencare a mo' di luoghi comuni le dimensioni multiformi della nuova era computerizzata. E' una musica intrisa di se stessa, autoreferente; proprio tramite le nuove innovazioni tecnologiche i Kraftwerk esprimono il loro personale punto di vista sulle innovazioni stesse: meta-musica, meta-tecnologia, ma anche meta-Kraftwerk, perché i Kraftwerk parlano dei Kraftwerk, e la loro musica si rivolge a se stessa, ineluttabilmente. "I'm the operator with my pocket calculator": dichiarazione di poetica attraverso cui il soggetto viene risucchiato dall'oggetto: è il complemento il centro dell'attenzione, e il predicato non è altro che il complemento stesso, con buona pace di un soggetto, l'individuo, che è ormai confinato al ruolo di semplice esecutore manuale del calcolo matematico. Il sé scompare inesorabilmente, privo di connotazioni, senza più sentimenti né intendimenti: nel vorticoso mondo dei numeri, in un calderone saturo di simboli e grafemi cui nemmeno Democrito in persona, teorico della natura "quantitativa" del creato, sarebbe in grado di attribuire una qualche difesa immunitaria, ecco smorire ogni velleità sentimentale capace ancora di coinvolgere l'essere: "Another lonely night / Stare at the TV screen / I don't know what to do / I need a rendez-vous" recita sardonica "Computer Love", tra le più significative tracce del lavoro: il computer risucchia nel vortice dell'estenuazione il sentimento, e ne fa nutrimento compiaciuto: l'intima essenza umana muore. Muore.
Dove muore? Nella musica. Di che ciancia la musica? Della tecnologia. Per cosa è spesa la tecnologia? Per la musica. Che musica? Computer World.
Altro che sapone.
Carico i commenti... con calma