La Casa Nera è come una di quelle dei drammi di Strindberg o Ibsen, abbandonata e riaperta dopo anni: il silenzio delle tragedie taciute ha fatto marcire le pareti, sporche, annerite. Ma la Casa Nera è solo la proiezione delle paure e delle angosce provate nella casa natale.
Le poche note del booklet ci introducono all'atmosfera che si respira di fronte all'edificio: l'intro, "Deconstructing The Eternal Tombs" con quel suo procedere ciondolante e ripetitivo ci mostra la facciata di esso: ma una volta entrati siamo abbandonati a noi stessi, niente per capire, nessuna guida. Questa sensazione è creata sapientemente attraverso alcuni stratagemmi, come l'assenza di testi, la mancanza di una qualsiasi spiegazione... The Black House è un'opera dove l'inquietudine è generata dai silenzi, dal non-detto, dall'omissione costante.
Questa oscurità, molto astratta e concettuale, si esplica poi attraverso una serie di ricordi, frammenti di una crudezza a tratti davvero dolorosa. I tempi, in questa prima parte del disco, sono sempre molto veloci, senza spazio per un break, una sosta. L'ispirazione è presa dai Darkthrone, quelli più grezzi, riletti come già avevano fatto il connazionale Judas Iscariot. Il suono è profondo, merito di una grande produzione, e regala un suono carico di sfaccettature.
La voce di Imperial non dà un punto di riferimento certo: al growl lacerato si alterna uno screaming molto sinistro; ma è nei momenti in cui la tensione si fa più alta che la voce stupisce, fra urla disperate, che ricordano da vicino il dolore degli Abruptum (qui autentico però), e controcori con di clean vocals che si perdono nel nulla: non è Lord Imperial che canta, non è il protagonista del viaggio che intona il suo lamento, ma pare la Casa stessa a riproporre a distanza di anni la sua lugubre messinscena. "Fallen Princes Of Sightless Visions..." è il pezzo più ispirato di questa prima metà di musica, così vicino al Black Metal Europeo per intensità, così lontano dai suoi stereotipi, dal Satanismo, dal Male... anche l'artwork ci mostra questa lontananza: una figura tra gli alberi innevati, negli Stati Uniti più inospitali, senza face-painting, guarda verso terra, si regge ad un ramo, per sorreggersi. Un immagine vicina alla quotidianità, così come la copertina, con quella baracca, pericolante, i cui significati simbolici si moltiplicano all'infinito.
Una breve strumentale, "A Process Of Dying", ci introduce ai piani superiori della casa: le scale sono ripide, la musica aumenta di intensità; le scale diventano sempre più strette man mano che si procede e alle chitarre ritmiche si sommano prima una poi due, tre, cento soliste: l'emozione è fortissima, come quando Raskolnikov sviene sulla scalinata che lo porta alla sua confessione.
La parte superiore della Casa Nera è quella musicalmente più varia, dato che qui si trovano le stanze, i luoghi dove si vive e dove si compiono le tragedie; "Sickening Voices Without Speech" stupisce per il modo con cui spezza il disco: piena di mid-tempos, dal ritmo sguaiato, è un concentrato di richiami a Celtic Frost, ai Darkthrone di Panzerfaust, stravolti in stile Krieg. "Ruin Under The Burning Sky" è giocata sull'alternanza tra le varie tonalità di growl di cui è capace Imperial, mentre le chitarre richiamano i Mayhem di Deathcrush e Reek Of Putrefaction dei Carcass.
Le ultime song sono un capitolo a parte: la nona traccia, "... Without Light", deve molto alla scena americana contemporanea ai Krieg (soprattutto ai Nachtmysium), con quella sua lentezza sempre molto melodica e dolorosa. I ritmi si abbassano notevolmente, la voce si fa sussurro, i cori puliti danno un tono amaro al brano... Si passa poi ad un momento surreale, quella "Venus In Furs" dei Velvet Underground, qui riproposta in modo davvero riuscito. Il pezzo rimane uguale nella struttura, leggermente rallentata; Phaedrus, il chitarrista suona per l'occasione la viola che fu di Cale, intrecciandola con un bel giro di basso, la voce di Imperial è abrasiva e tagliente: sembra di sentire un vecchio 45 giri, ammuffito dal tempo. "Rooms" conclude il disco, delicata, tra gli arpeggi inquietanti di basso e chitarra che creano un momento di singolare bellezza.
Secondo me uno dei punti più alti del Black Metal. E' uscito nel 2004: tra l'attesa per Chimera dei Mayhem e le chiacchiere su Nattefrost qualcuno se ne è accorto?Elenco tracce e video
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